...tu le tasse taglierai...
Mario Seminerio, il titolare del blog Phastidio,
commenta su Il Tempo l'ennesimo Consiglio dei Ministri che ha deciso inasprimenti fiscali non compensati da tagli ad altre imposte, specie quelle sul lavoro e sulle famiglie.
In particolare, aggiunge Seminerio,
Un’incidenza della spesa per interessi su Pil passata dall’11 al 5 per cento è stata sprecata dal nostro paese in aumenti di spesa pubblica, in larga misura di tipo corrente, anziché in riduzione della pressione fiscale su famiglie ed imprese, contestuale ad una ristrutturazione dei meccanismi di spesa.
Il riferimento è al primo (e qui si spera l'ultimo) decennio di vita dell'Euro.
Leggiamo con attenzione le parole di Seminerio. In quel periodo gli
aumenti di spesa pubblica sono stati
in larga misura di tipo corrente. Traduzione in un linguaggio semplice: non è che i governi che si sono succeduti in quel decennio abbiano gettato
denaro in più dalla finestra, ma si sono limitati a coprire le spese a legislazione corrente. Spese che, per modo di dire
da sempre, erano in strutturale progressivo aumento.
Dunque Seminerio rimprovera a chi ha governato in questo decennio di non aver tagliato la spesa pubblica facendo riforme strutturali, oppure, alternativamente o allo stesso tempo, di non avere tagliato le tasse sfondando i parametri di Maastricht:
La Germania, per contro, è riuscita a liberarsi dei vincoli di Maastricht (nel 2003) (...) la Germania è riuscita a mantenere un ricco welfare e ad utilizzare in funzione anticiclica la spesa pubblica, contenendone comunque la dinamica di crescita al di sotto di quella del Pil.
Sì, avete letto bene. Però forse Seminerio non ricorda quale fosse all'epoca la priorità del paese secondo l'agenda politica con la quale di fatto ogni governo in carica si doveva confrontare giorno per giorno. Glielo ricordo io: era quella di rispettare i parametri di Maastricht, di tenere il deficit sotto il 3% del PIL e di non ricevere critiche da parte della Commissione UE (che allora era presiduta da Romano Prodi). Solo in subordine si poteva pensare alla crescita, alle tasse, etc.
Ma torniamo al punto precedente, il taglio della spesa pubblica. Nello stesso articolo Seminerio dice:
tagli in valore assoluto della spesa pubblica sono e restano recessivi, nel breve-medio termine
Dice anche:
Per poter tagliare le imposte serve un’economia che, come minimo, smetta di contrarsi
Aggiunge:
Se nostro obiettivo è quello di ridurre l’incidenza della spesa pubblica sul Pil, appare piuttosto proibitivo farcela nel momento in cui il Pil reale si contrae e quello nominale si trova (nella migliore delle ipotesi) a crescita zero
E conclude:
Senza crescita, nessuno sforzo riformatore potrà essere coronato da successo
Uhm, ricapitoliamo:
- Occorre la crescita del PIL. Giusto.
- Ma tagliare la spesa pubblica crea nel breve-medio termine recessione. Ne deduco allora che l'Italia non possa farlo, a meno di contraddire il punto 1
- Si taglino le tasse allora. Giusto. Però Seminerio giustamente dice che non lo si può fare durante un periodo di recessione.
Credo che il circolo vizioso sia evidente a tutti. Giusto per rinfrescare la memoria ai più, questo è il grafico della crescita del PIL dal 2001 al 2010:
Il grafico mostra chiaramente che di occasioni non recessive ove poter tagliare spea e tasse ce ne sono state ben poche. Infatti la legislatura 2001-2006 è stata attraversata dalla recessione internazionale causata dalla bolla del NASDAQ (quella che in Italia è invece conosciuta come la recessione causata dall'esplosione delle torri gemelle).
Diceva Seminerio nel 2004:
Restano in piedi tutte le perplessità per la tempistica della manovra sul taglio delle tasse. Ammesso e non concesso che una manovra pari allo 0.5 per cento del prodotto interno lordo possa avere tutte queste virtù taumaturgiche sulla domanda interna; ammesso e non concesso che il blocco del turnover nella pubblica amministrazione possa essere effettivamente applicato, la manovra avrebbe avuto ben altra portata se fosse stata varata all’inizio della legislatura, e non ora, a 5 mesi dalle elezioni regionali e a meno di 18 mesi dalle elezioni politiche. Ma tant’è.
Peccato che nel 2001, a inizio legislatura, si vedesse già arrivare la recessione dagli USA (il crollo della borsa era iniziato a Marzo 2000, i primi licenziamenti nelle corporations a settembre di quell'anno), cosa che (assieme ai venti dinstabilità che si profilavano a seguito dei fatti dell'11 Settembre) semmai consigliava prudenza. Così come consigliava prudenza
il buco ereditato dal governo precedente e appena trovato da quello in carica. E prudenza fu.
Invece il PIL italiano ebbe invece un accenno di timida ripresa proprio nel 2004. Però, sempre per rinfrescare la memoria dei più,
quest'articolo ricorda chi a Novembre 2004 remò contro il taglio dell'IRPEF (il grassetto è mio):
Dopo la clamorosa bocciatura di ieri, dovuta anche all'assenza di buona parte dei parlamentari dell'Udc, l'esecutivo, riunitosi ieri sera con urgenza, ha comunicato le linee d'intesa raggiunte in merito alla Riforma Fiscale. A sorpresa, il taglio dell'Irpef è stato clamorosamente rinviato al 2006, mentre per il 2005 il Governo punta ad effettuare tagli all'Irap.
Dopo di che il biennio 2006-2007 fu congiunturalmente più favorevole ad un taglio della spesa pubblica e delle tasse. Ma stranamente nessuno rimprovera a Prodi di non averlo fatto. Così come nessuno, neanche Seminerio, rimprovera all'attuale PD di avere sprecato quello che fu congiunturalmente il periodo migliore: la legislatura 1996-2001.
Anzi in realtà Seminerio, prima di farsi prendere dalla frenesia anti-caimano degli ultimi anni,
lo aveva scritto che in quella legislatura il centrosinistra non perseguì
alcuna riforma strutturale dei meccanismi di spesa pubblica
Seminerio con quest'articolo si conferma un ottimo analista finanziario, un discreto economista e un pessimo commentatore politico.