Ora però qualcosa sta cominciando a smuoversi. Il vasto consenso nel paese che sin qui ha contribuito a sorreggere il governo sta iniziando a scricchiolare: la popolarità di Monti è in calo, c'è qualche segnale di delusione sulla blogosfera di sinistra, e anche alcuni editorialisti di idee liberali/conservatrici lo stanno apertamente scaricando.
Non ridete
Scrive Mario Sechi:
Il bilancio del governo Monti sulla questione fiscale è negativo. (...) Passi per le idee «tassa e spendi» del Partito Democratico, ma vorrei capire perché mai il Pdl dovrebbe continuare ad appoggiare una ricetta che massacra il suo elettorato.Fin qui nulla di clamoroso. C'è dell'altro però: Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, già critici, hanno alzato i toni:
La spending review, e cioè l'analisi e revisione della spesa pubblica, ha partorito un timido topolino, un risultato quasi imbarazzante per il governo.Oscar Giannino, uno di quelli che aveva spinto per la caduta di Berlusconi, dice:
La spending review parte dall'ipotesi che sia «rivedibile» solo la spesa che non riguarda i trasferimenti sociali: ma se non si rimette mano in qualche modo anche al nostro stato sociale, rendendolo più efficace nel contrastare la povertà, anziché disperdersi in sussidi alle classi medie (si pensi all'università) non si fanno passi avanti.
Il governo sembra non rendersi conto che l'Italia rischia di avvitarsi in una spirale di tasse, recessione, deficit e ancor più tasse.
Se dopo cinque mesi il governo dei tecnici chiama un altro tecnico come Enrico Biondi a occuparsene come commissario straordinario, è una commedia perché Bondi è un tagliatore aziendale eccezionale (...), ma fatto sta che di bilancio pubblico ne sa nulla e dunque per l’ennesima volta si comincia daccapo.E aggiunge:
Questo governo è politico, e ha deciso di sposare e difendere lo Stato ladro.Piero Ostellino, sul Corriere, citando Gobetti, arriva quasi a paragonare Monti a Mussolini:
il rifiuto del professor Monti della ragionevole (civile) proposta Alfano di poter scalare dalle tasse (dovute) i crediti (pretesi) rivela un totale disprezzo dei diritti dei cittadini.Antonio Martino, che peraltro non ha mai votato né la fiducia né i provvedimenti del governo Monti gli dà dell'ignorante in economia:
Con un'opinione pubblica frastornata cui è stato fatto credere di essere in guerra – contro lo spread – le si nasconde che questo governo non è «la soluzione», ma sta diventando «un problema», e inclina verso un «fascismo di popolo»
Si è limitato a piegarsi supinamente di fronte all’idiotismo del diktat tedesco sintetizzato nello sciagurato fiscal compact, impegnando di pareggiare il bilancio entro il 2013 (ora slittato al 2014), dimostrando che l’economia non è pane per i denti di tecnici arroganti e ignoranti.E ne chiede le dimissioni:
Le stupidaggini che ha sentenziato sull’”aver messo in sicurezza i conti pubblici”, avere “salvato l’Italia dal baratro”, “posto le condizioni per la crescita” entreranno, temo, a far parte del repertorio umoristico di molti comici. Tommaso Padoa Schioppa non era stato da meno quando aveva affermato che le tasse sono “nobili e bellissime”, tesi che Mario Monti credo condivida in pieno, tanto da essere convinto che sia saggio pareggiare il bilancio con un livello di spesa pubblica superiore al 50% del pil.
[È] incompatibile con le regole di una società libera imporre alle banche di trasmettere gli estratti conto all’agenzia delle entrate, limitare l’uso di contanti, e dichiarare interesse per una tassa sulla moneta! Se Monti vuole evitare di sprofondare nel ridicolo e nella generale esecrazione, facendo apparire quello di Malagodi e di Padoa Schioppa come un destino benevolo, può fare una sola cosa: chiedere scusa e dimettersi.
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