giovedì 9 dicembre 2010

La più ampia maggioranza mai vista nella storia repubblicana

Da tempo circola sulla stampa (e sui blog che la rilanciano) una leggenda metropolitana: quella che lo schieramento di centro-destra uscito dalle urne godrebbe della più ampia maggioranza in parlamento che ci sia mai stata nella storia della repubblica.

A titolo d'esempio, questa leggenda è stata ultimamente rilanciata da Marco Travaglio ("oggi, se cade il governo, è colpa di B. che non ha saputo governare con la più ampia maggioranza mai vista nella storia repubblicana") e da Matteo Renzi ("questo era il governo con la maggioranza più ampia della storia della repubblica italiana, perché dopo le elezioni del 2008 c'erano cento parlamentari di differenza; che cosa sia successo è un problema loro").

100 parlamentari di margine? È una balla
Renzi, nella sua dichiarazione al TG7 parla di una differenza di cento parlamentari. Evidentemente fa la somma di deputati e senatori della maggioranza, e li confronta con il numero degli eletti nelle liste del PD e dell'Italia dei Valori. Ragionamento doppiamente scorretto. In primo luogo perché sommare deputati e senatori non vuol dire nulla, dato che Camera e Senato votano separatamente, e quindi occorre vedere quale sia l'effettiva maggioranza in ciascuno dei due rami del parlamento. In secondo luogo perché non tiene conto che in parlamento siedono altri 46 parlamentari, quasi tutti dell'UDC, che sono anch'essi all'opposizione a pieno titolo.

La realtà è che nella legislatura attuale Berlusconi, all'indomani delle elezioni poteva contare su 518 parlamentari: 344 deputati e 174 senatori. Quindi ad ogni votazione aveva una maggioranza rispettivamente di soli 28 seggi alla Camera e 16 al Senato. Non a caso basta che alla Camera una trentina di finiani votino con l'opposizione per mandare sotto il governo.

Per riassumere e chiudere la penosa bugia basti la considerazione che alla Camera il centro-destra ha ottenuto, in virtù del premio di maggioranza, lo stesso numero di seggi che aveva ottenuto l'Unione nel 2006. Al Senato viceversa i 16 seggi di scarto sono un margine più ampio dei dei 2 (più i senatori a vita) su cui poteva contare Prodi.

Ma almeno è la più ampia nella storia della repubblica?
Nemmeno quest'affermazione è vera. Ce ne sono state di più ampie in passato. Questa volta, per semplificare, sommiamo pure deputati e senatori.
Come abbiamo visto nel 2008 la loro somma fa 518. Nel 2001 fu di 544. Dal 1979 al 1992 il pentapartito ebbe nelle quattro legislature in cui regnò rispettivamente 556, 548, 554 e 531 parlamentari. Nel 1976 quei cinque partiti ebbero 534 parlamentari. Se ad essi sommiamo i 343 parlamentari del PCI con cui fecero la maggioranza di solidarietà nazionale arriviamo a 877. Che fu, per riciclare le parole del catto-comunista Renzi, quella sì la maggioranza più ampia della storia della repubblica italiana. 

Conclusioni
La verità è che i sinistri hanno messo in giro questa balla per due motivi. Il primo è che siccome nelle legislature in cui hanno governato disponevano di maggioranze inferiori (ma pur sempre di maggioranze, ancorché quella al Senato nel biennio 2006-2008 fosse risicata), cercano di scaricare sull'esiguità dei numeri la responsabilità di ciò che essi stessi implicitamente riconoscono di non essere riusciti a fare. Il secondo è che così dicendo creano un falso sillogismo per il quale "ampia maggioranza = possibilità di approvare qualsiasi legge = possibilità di raggiungere qualsiasi obiettivo = assenza di scuse in caso di fallimento". Ovviamente il ragionamento è fallace, ma per capirlo i sinistri dovrebbero capire l'abc della democrazia rappresentativa.

giovedì 2 dicembre 2010

Lettera aperta a Benedetto Della Vedova

Se potessi inviare un commento a quanto Benedetto Della Vedova -deputato che stimo- ha scritto sul suo blog, dove i commenti sono attualmente disabilitati, gli scriverei quanto segue.

Egli ha detto che:
  1. chi il 14 dicembre voterà la fiducia al governo Berlusconi in realtà innescherà il processo che porterà alle elezioni anticipate;

  2. viceversa chi voterà la sfiducia, pur aprendo la crisi di governo, determinerà un processo politico che porterà a un nuovo governo, e quindi alla prosecuzione della legislatura, "a partire dalla maggioranza di centro destra" (qualsiasi cosa ciò significhi).
Entrambe le affermazioni sono degne di nota.

La prima lo è perché conferma quanto da me sostenuto: cioè che il potere di diritto di sciogliere il parlamento è del presidente della repubblica, ma quello di fatto è -e deve essere- del capo del governo purché abbia la fiducia delle camere.

E di certo non è un potere del parlamento. Infatti, secondo chi sostiene il dovere del presidente della repubblica di verificare l'esistenza di una maggioranza parlamentare e -se vi è- di adeguarsi al suo volere, queste votando la fiducia impedirebbero a Napolitano di accordare poi a Berlusconi le elezioni anticipate.

Quindi, qualora il governo ottenga la fiducia, mi attendo che Benedetto Della Vedova non contesti la richiesta di Berlusconi di andare ad elezioni anticipate ed il suo eventuale accoglimento da parte di Napolitano, sulla base che ci sarebbe in parlamento una maggioranza alternativa.

Passiamo alla seconda affermazione. Se Della Vedova è sincero nel chiedere un nuovo governo con maggioranza di centro destra, esso rifletterà di nuovo gli attuali rapporti di forza: sarà sostenuto da 235 deputati del PDL, 59 della Lega, 36 di FLI, nonché da qualcuno oggi iscritto al gruppo misto. Numeri analoghi al Senato. Per cui i finiani non otterrebbero niente di più rispetto ad ora.

Forse però Della Vedova prefigura una nuova maggioranza di centro destra che parta dall'attuale e che arrivi non si sa dove. Si può immaginare che intenda includervi i neo alleati terzopolisti: l'UDC e magari l'API di Rutelli. Ma anche in questo caso, anche qualora nascesse, essa non muterebbe gli attuali rapporti di forza. Anzi, con l'ingresso dei centristi FLI perderebbe il suo esclusivo potere di ricatto sul governo.

Per farla breve: senza Berlusconi, fintanto che potrà contare su almeno 40 deputati o 20 senatori a lui fedeli, non nasce nessun nuovo governo di centro destra. E allora perché fare cadere l'attuale se si punta a un governo fotocopia e a reiterare l'impegno sui cinque punti?

Vi è anche la possibilità che l'espressione "a partire dalla maggioranza di centro destra" significhi qualcos'altro. Cioè una maggioranza con parte del centro destra (FLI e MPA) ma senza Berlusconi. Detto in parole semplici: il ribaltone.

Quale che sia, è evidente che Della Vedova sta partecipando a delle manovre di palazzo poco trasparenti, con giochi di parole in politichese e sulla testa degli elettori.

Che la Gabina elettorale gli sia lieve.