mercoledì 21 dicembre 2011

La Papi's Tax e l'effetto Monti

In ottobre avevo raccontato della balla della "Papi's Tax" di Tito Boeri. Nel suo articolo, che è del 23 settembre, Boeri scriveva:
A metà giugno lo spread fra i Btp decennali e i bund con la stessa scadenza era di quasi 70 punti inferiore a quello dei titoli di stato decennali spagnoli. Al momento di scrivere lo spread dell'Italia è di oltre 40 punti superiore a quello della Spagna.
Egli sosteneva che lo spread di circa 105-110 punti fosse spiegabile con la cattiva immagine di Berlusconi e con le esitazioni del governo in estate a varare una manovra correttiva dei conti pubblici.

Come è andata a finire, recita una frase ricorrente di un noto programma televisivo? Si guardi e si confronti i grafici, prima quello italiano (spread BTP-BUND), poi quello spagnolo (spread BONO-BUND):






Andiamo poi a vedere cosa è successo nell'ultimo mese, quando c'era chi discettava di "effetto Monti":



Attorno al 22-25 novembre gli spread dei due paesi hanno iniziato a calare, ma quello spagnolo è calato di più (il 20 novembre ci sono state le elezioni in Spagna). Verso il 5-6 dicembre gli spread hanno invece cominciato a risalire, solo che nel caso della Spagna la salita si è dapprima fermata e poi lo spread ha iniziato a scendere.

E "papi" allora? Si vede a colpo d'occhio che le tendenze sono simili e che tali sono rimaste anche dopo l'uscita di scena di Berlusconi. E che anzi negli ultimi dieci giorni mentre lo spread italiano sale quello spagnolo scende. Merito e colpa delle due diverse leggi finanziarie rispettivamente approvate e in via di approvazione dai due paesi? Chissà. Quale che sia la ragione, parafrasando Boeri:
Al momento di scrivere lo spread dell'Italia è di oltre 40 150 punti superiore a quello della Spagna.
Monti's tax? Ovviamente no, ma chi ragionasse in termini di propaganda e senza metodo scientifico come ha fatto Boeri potrebbe legittimamente argomentare che se prima era colpa di Berlusconi oggi è colpa del suo successore a Palazzo Chigi.

mercoledì 14 dicembre 2011

Credibilità e autorevolezza

Se la sinistra italiana fosse altrettanto brava nel governare quanto lo è nel fare i giochi di parole dovremmo farla governare sempre. Hanno basato la loro propaganda contro Berlusconi quale capo del governo sul fatto che non fosse né credibile né autorevole, verso i mercati e verso i partner europei. Tito Boeri arrivò fino al punto di teorizzare la mancanza di credibilità e autorevolezza quale causa del differenziale fra lo spread BTP-BUND e quello BONO-BUND.

Effetto Monti. Arriva, e per un po' lo spread resta alto, poi cala, però poi risale. E ciò nonostante i vertici europei in cui viene lodata la competenza, la credibilità, l'autorevolezza e tutto il resto degli aggettivi usati dalla propaganda.

Ma allora cosa è andato storto? In realtà nulla. Il fatto è che la sinistra ha spacciato la credibilità e l'autorevolezza personale per la credibilità e l'autorevolezza politica. Mentre la prima è la capacità di essere creduti e di convincere nei rapporti interpersonali, la seconda è la capacità di essere creduti e di convincere quando uno si assume degli impegni politici a nome del partito o paese che rappresenta. Se per la prima basta un sobrio professore universitario, per la seconda occorre un leader che comandi nel partito, in parlamento e/o nel paese. E va da sé che, se la prima aiuta (ed è bene averla, come in passato Berlusconi si vantava), la seconda è quella che conta.

Se Berlusconi aveva perso la prima, di certo, transfughi e ribaltoni a parte, aveva e ha tuttora la seconda. Mentre invece Monti ha la prima, ma, a prescindere dall'ampia maggioranza che lo sostiene (questa sì la più grande maggioranza nella storia della seconda repubblica), viste le difficoltà che ha a far passare la manovra, non ha la seconda.

Monti ha una sola arma: la minaccia delle dimissioni. Ma è un'arma spuntata, dato che è una carta che può giocare una sola volta, massimo due. E occorre saperla utilizzare: Monti, per quanto intelligente e consigliato, è pur sempre un dilettante della politica allo sbaraglio, un vaso di coccio in mezzo a dei vasi di ferro. Che ora lo stanno logorando (era così difficile prevederlo?).

Vedremo come andrà a finire. La partita è aperta, e Monti ce la può ancora fare, specie se la paura della crisi indurrà il paese a fare i sacrifici richiesti. Ma qualora dovesse ripresentarsi in Europa con una finanziaria annacquata da troppi compromessi il gioco di parole sarà evidente a tutti.

In politica è credibile e autorevole chi comanda, e comanda chi ha i voti. Qualcuno, dopo aver tifato per l'arrivo di Super-Mario-Deus-ex-Machina, adesso comincia ad accorgersene.

venerdì 9 dicembre 2011

Europa a due velocità

"Se oggi è nata un'Europa a due velocità è colpa della Gran Bretegna"
(Nicolas Sarkozy, 9.12.2011)

Il grafico qui sotto, che vale più di mille parole, mostra a quali velocità vanno i paesi dell'Euro e quelli che hanno scelto di non entrare:

(PIL pro capite espresso in PPP, fonte: IMF)

Comunque la si pensi, i fatti mostrano che non sono i paesi che hanno l'Euro ad andare alla velocità più alta.