venerdì 31 agosto 2012

Come la penso sul semipresidenzialismo

Supponiamo che nel 2006, per soli venticinquemila voti, non sia stata l'Unione a vincere, ma che avesse prevalso la Casa delle Libertà. E che, come avvenne nella realtà, il governo, con soli due seggi di scarto al senato, sia durato solo due anni. Supponiamo quindi che nel 2008 sia stato il PD di Veltroni a vincere e a formare il governo. E che durante il suo mandato la maggioranza di centrosinistra abbia avuto da ridire sull'atteggiamento, da loro ritenuto parziale, del presidente della repubblica.

Sì, perché in questo scenario nel 2006 il centrodestra elegge a colpi di maggioranza Silvio Berlusconi alla presidenza della repubblica, il quale, dopo il successo dello schieramento avversario alle elezioni del 2008, inizia nei sui confronti una strategia di logoramento, quando non anche di ostruzionismo e boicottaggio.

In particolare la presidenza Berlusconi si caratterizza per:
  • la nomina di due giudici di militanza PDL alla corte costituzionale
  • la nomina di cinque senatori a vita di area PDL
  • l'assunzione della presidenza diretta del CSM e l'uso in chiave politica di essa
  • la tenuta di vari e ripetuti discorsi pubblici in cui critica l'inadeguatezza del governo in carica a fare fronte alla crisi economica
  • rinvio alle camere di varie leggi votate dalla maggioranza che fa capo al PD
  • rifiuto discrezionale in varie occasioni di concedere al governo l'uso del decreto legge
  • promozione nel 2011, dopo la scissione di vari esponenti moderati dal PD (Rutelli e altri), e lo sgretolamento della maggioranza, di un ribaltone, mediante un governo tecnico, che fa rientrare il centrodestra in maggioranza.
Ovvero: l'esempio mostra un caso di scuola in cui il Presidente della Repubblica tiene un comportamento di parte senza che di ciò ne risponda, né in sede giuridica, né in sede politica. Se passate dalla voluta esagerazione che ho illustrato alla realtà degli ultimi quattro presidenti che abbiamo avuto, vedrete che di volta in volta i loro comportamenti hanno scontentato qualcuno.

Il sistema (semi)presidenziale è una pessima idea, ma almeno rimedia al problema: fa del presidente della repubblica una figura politica, che risponde al popolo dei suoi atti.

La proposta del PDL è buona? Secondo un blogger, no. Non sono d'accordo. La costituzione attuale può vivere anche con in più un presidente della repubblica eletto dal popolo. Non occorre che la costituzione riparta i poteri fra materie di competenza del presidente e materie di competenza del parlamento. Per quelle basta il combinato disposto fra le attuali preleggi e l'art. 138 della Costituzione: la gerarchia delle fonti del diritto e il relativo riparto fra parlamento a maggioranza qualificata nonché procedura aggravata (norme costituzionali), parlamento (fonti primarie) e governo (fonti secondarie).

Il presidente eletto dal popolo non avrà poteri (salvo quelli che ha già oggi). Ma, se avrà una maggioranza parlamentare, sarà il capo del governo di fatto. Invece, se non l'avrà, farà il presidente "lame duck", una via di mezzo fra come lo fa ora Obama e come lo ha fatto Napolitano mentre Berlusconi era al governo. Solo che risponderà politicamente del suo operato: si giocherà insomma a carte scoperte. E la forza d'interdizione del presidente rispetto al capo del governo nonché della maggioranza parlamentare dipenderà dalla forza politica di ciascuno di loro in quel momento.

Se invece un presidente eletto dal popolo, nonché armato di maggioranza e governo fa paura, allora vuol dire che il concetto stesso di sistema maggioritario fa paura. È legittimo, ma si ammetta che non si vuole avere un governo con tutti i poteri necessari per guidare efficacemente il paese, ma solo un'appendice esecutiva di un regime assembleare a larghe intese.

Ovviamente vi è una condizione irrinunciabile affinché il semipresidenzialismo funzioni: che appunto la legge elettorale sia maggioritaria. Perché nulla sarebbe peggio dell'elezione di un presidente e la contestuale vanificazione di detta elezione (che è cosa necessariamente maggioritaria) mediante un parlamento proporzionale.

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