giovedì 28 giugno 2012

No, la coerenza non è di questo mondo - 2

Continua lo scambio di parole forti fra Mario Seminerio e Antonio Martino. La risposta di Seminerio è anche stavolta un utile spunto per una considerazione:
per Lei il ritorno alla lira non servirebbe per attuare svalutazioni competitive, come infatti  mai è accaduto nella storia del Paese quale valvola di sfogo alla mancanza di iniziative riformistiche. Anzi, ci informano che Lei ha pronto un piano per agganciare irrevocabilmente la lira all’euro, e per aumentare credibilità avrebbe pure deciso un virile currency board, anziché delle effeminate bande di oscillazione
A leggere questa frase pare che l'alternativa sia solo fra currency board e svalutazioni competitive. Forse, per restare in Europa, Gran Bretagna, Svezia, Polonia e Rep. Ceca hanno l'uno o l'altra? No: le loro valute hanno il valore che gli dà il mercato, senza che i rispettivi governi le abbiano ancorate all'Euro o pratichino verso detta zona delle svalutazioni pilotate per rilanciare le esportazioni.

La frase citata contiene pure uno strafalcione logico: che senso avrebbe abbandonare l'Euro per agganciarvi la Lira mediante un currency board? Fare ciò equivarrebbe a restare nell'Euro! L'ipotesi di uscita dall'Euro, giusta o sbagliata che sia, servirebbe per riguadagnare la politica monetaria e il cambio di mercato, cose incompatibili con un currency board. Seminerio è certamente bravo, ma mi pare che nella foga della polemica si sia lasciato prendere la mano.

Purtroppo il dibattito sull'Euro è inquinato da questi toni apocalittici: Euro oppure impoverimento, Euro oppure svalutazioni competitive, Euro oppure fine dell'UE e via dicendo. Ma ci ritornerò sopra.


PS: Caro Seminerio, eviti di abbassarsi a fare il grillino mostrando la foto di Martino che gioca col tablet mentre è in aula. Non le fa onore e non è cosa di cui i deputati si debbano vergognare; non sono i suoi dipendenti (e anche se lo fossero poco cambierebbe), e durante le lunghe giornate in aula fanno quello che gli pare, come tutti: c'è chi gioca, chi legge il giornale, chi scrive sui blog e financo chi twitta. Ed è giusto che sia così.

mercoledì 27 giugno 2012

No, la coerenza non è di questo mondo

Prendo spunto da uno scambio di parole forti fra Mario Seminerio e Antonio Martino per qualche considerazione. Innanzi tutto vediamo alcuni punti dubbi del ragionamento di Seminerio. Che scrive:
La verità è che la Bce è una struttura federale, nel modo e con i limiti in cui può esserlo una tecnostruttura in questa Europa altamente imperfetta.
Che sia una struttura federale non è cosa condivisibile. Tant'è vero che i posti che contano vanno a persone dei paesi che contano. E quando ciò non avviene (vedasi il caso delle non dimissioni di Bini Smaghi), la Francia si risente, come se quel posto nel consiglio dovesse andare di diritto a un francese. È più corretto dire che la BCE è una struttura intergovernativa. E non è una mera questione terminologica. Dice poi Seminerio:
Si tratta di nomine che hanno una legittimazione democratica, tipica di tutte le procedure di nomina di organismi tecnocratici.
Ma poi aggiunge:
Se e quando la Ue diverrà una federazione o confederazione, è auspicabile che queste procedure vengano riviste in senso di attribuire maggior rilevanza ad un Parlamento europeo reso più operativo e meno declamatorio
Il che significa che il parlamento europeo, l'unico organo europeo direttamente eletto dal popolo, non ha oggi rilevanza. Ergo: la legittimazione democratica non c'è proprio perché l'UE non è né una federazione né una confederazione. Aggiunge Seminerio:
La verità è che la strada per cui battersi è quella di un percorso federale verso maggiore integrazione politica in Europa, tale da poter conferire più democraticità al processo decisionale
Ergo, ancora una volta: il processo, dice Seminerio, non è democratico, ma sarebbe bene che lo fosse. Dunque un'altra sua obiezione a Martino:
Martino dovrebbe spiegarci se vede questo vulnus democratico europeo come meno nocivo di una banca centrale assoggettata al “controllo democratico” usata per finanziare il deficit anche in condizioni ordinarie.
Delle due l'una: o Seminerio preferisce una BCE tecnocratica che risponda il meno possibile agli input democratici, oppure preferisce "conferire più democraticità al processo decisionale". Oppure (probabilmente) ha in testa qualcos'altro che gli è rimasto nella penna. Vedremo se e quando replicherà a Martino.

Ma la parte più interessante è l'ultimo capoverso, quando critica Martino per aver appoggiato in tutti questi anni Berlusconi:
E comunque, per farla breve, ricordate che stiamo parlando dell’uomo che, negli ultimi vent’anni ha avallato senza batter ciglio tutti gli sfondamenti di spesa e gli aumenti d’imposta che il suo leader ha inflitto al paese. La coerenza non è di questo mondo.
Non me ne voglia Seminerio, che comunque stimo, ma come si suol dire scagli la prima pietra chi è senza peccato. E mi rifersico proprio a lui, così come ai vari Boldrin, Giannino, Marcegaglia, che quando al governo c'era Berlusconi hanno fatto propaganda dopata per andare al governo tecnico; e ora che c'è il governo tecnico, il loro governo tecnico, ne hanno preso le distanze. Credevano forse che arrivato "Super Mario" arrivasse la rivoluzione liberale? Non li sfiora l'idea che se essa fosse stata possibile l'avrebbe già fatta Berlusconi?

No, cari Seminerio, Boldrin, Giannino e Marcegaglia, la coerenza non è di questo mondo. E non solo chi è senza peccato dovrebbe scagliare la prima pietra, ma vale anche il detto che una volta che la si scaglia sarebbe bene poi non nascondere la mano.

La posizione di Martino sarà anche criticabile, ma che scelta aveva? A posteriori mi pare che i fatti diano ragione a lui e non -per dire- a Della Vedova, che invece scelse di rompere con Berlusconi. Per non dire di tutti gli opinion maker, fra cui i succitati, che hanno traghettato il paese dalla padella alla brace.

lunedì 25 giugno 2012

Invece di chiederli, fateli gli Stati Uniti d'Europa!

Inizio qui una serie di articoli sull'Europa e l'Euro.

Rocco Buttiglione (UDC), Mario Pescante (PDL), Sandro Gozi (PD) e Benedetto Della Vedova (FLI) hanno scritto una lettera aperta a tutti i governanti d'Europa con la quale chiedono gli Stati Uniti d'Europa.


Gli vorrei poter dire: Cari signori, Monti è il vostro presidente del consiglio, dato che voi ne siete i principali sostenitori e in più gli altri partiti non sono contrari al vostro appello: quindi Monti vi ascolterà.
A questo punto basta che diate mandato a Monti di deporre al prossimo vertice UE una formale richiesta di costituire l’Europa federale.
Vedremo cosa gli altri paesi risponderanno. Se sì, ok. Se no, che la si finisca una volta per tutte di parlare di federalismo europeo nel dibattito politico italiano.

Perché alla fine andrà detto che l'unione politica dell'Europa è la foglia di fico dietro la quale i nostri politici nascondono l'assenza d'idee politiche nelle loro teste. E andiamo oltre: diciamo anche che l'europeismo italiano è figlio, oltre che del poco nazionalismo (il che magari potrebbe essere anche un bene), della meschinità di chi non vuole assumersi responsabilità e costi delle proprie scelte, del servilismo di chi è abituato da secoli ad essere dominato dagli altri, oltre che dall'opportunismo di poter ammollare il proprio debito ai ricchi nord europei.

La Merkel, demonizzata dai nostri commentatori, ci sta solo dicendo che i tedeschi non intendono pagare i nostri debiti, così come negli USA (stato federale) i texani non pagano quelli della California. Osserva il Wall Street Journal che lo scorso vertice a Roma fra i governi di Italia, Spagna, Francia e Germania può essere riassunto con le seguenti frasi:
"If I give money to Spanish banks, I'm the German chancellor but I can't say what these banks do." (Angela Merkel)


"There can be no transfer of sovereignty if there is not an improvement in solidarity." (François Hollande)

Chiosa il WSJ: Boiled down, this is a debate over whether Germany should write blank checks.

Spero di sbagliarmi, ma mi pare di poter dire che in Europa non si sta preparando l'unione federale o sovranazionale che i nostri politici ci stanno raccontando sin dal 1989, quando fu addirittura organizzato un referendum consultivo per dare (udite, udite) poteri costituenti al parlamento europeo.

venerdì 22 giugno 2012

Telese e i pannolini rossi

Cronache dal Coglionistan è lieto di dare il benvenuto a Pubblico, il nuovo giornale di Luca Telese, del quale temo ci occuperemo in futuro. Il sito web è appena stato attivato e, al di là del logo copiato da Libération, in primo piano ci sono foto di vari personaggi con delle loro frasi.



Al di là dell'immancabile Berlinguer (che, se la sinistra ha rinnegato il comunismo e l'URSS, non si capisce perché debba ancora venerarlo invece di metterlo nella spazzatura della storia accanto a Breznev, Gomulka, Honecker, Ceausescu & co.), la ragazza che vedete nella foto (quella in basso con l'anello al naso) è la cilena Camila Vallejo, quella che il Wall Street Journal ha giustamente ribattezzato la "red-diapers baby". La tipica figlia viziata del capitalismo. Una che ha la fortuna di essere nata nel paese più avanzato del sudamerica, ma che dice che il pensiero di Fidel Castro rappresenta la luce e la speranza per il Cile.

Vedo che questo giornale parte bene coi modelli.