mercoledì 29 settembre 2010

Servizio pubblico ad usum coglionorum

La puntata di Ballarò di ieri sera può essere riassunta così: Bondi ha accusato i finiani di impedire con la loro scissione l'azione di governo e le riforme. Bocchino gli ha replicato che la scissione è la conseguenza delle riforme non avvenute. Luttwak ha giustamente commentato che, stante l'ampia maggioranza parlamentare, i forti consensi nel paese, la debolezza dell'opposizione e il rispetto che Berlusconi, Frattini e Tremonti hanno a livello internazionale, non si capisce perché Fini abbia deciso di spaccare la maggioranza.

Lo scambio di battute fra Bondi e Bocchino riassume in poche parole il surrealismo della situazione: al telespettatore arriva il messaggio di uno scontro su delle riforme da attuare, ma non gli viene spiegato né chi sia a bloccare quelle riforme, né di quali riforme si stia discutendo. E l'impressione è che nessuno in studio lo sapesse con esattezza. Luttwak, in collegamento da Washington, ci ha provato, spiegando che nessuna impresa straniera viene a investire in Italia a causa della burocrazia e dell'inaffidabilità del sistema giudiziario. Il suo commento è stato ignorato.

E l'opposizione? C'era la Serracchiani che ha chiesto la tassazione delle "rendite finanziarie" (sì, ha usato proprio quelle parole). Continuiamo a farci del male.

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