mercoledì 22 settembre 2010

Out of touch

È notizia di questi giorni che i dirigenti del PD hanno mandato via e-mail a iscritti e simpatizzanti un questionario in cui si chiede la loro opinione su vari temi:
  • i contenuti del discorso di Bersani tenuto alla festa del PD
  • le dichiarazioni di Renzi contro la linea di Bersani
  • la proposta alternativa di Veltroni
  • lo stato del PD
  • le aspettative dei suoi elettori e altre cose
Al di là del fatto che un militante (o ancor di più un simpatizzante) possa sentirsi gratificato del fatto di essere investito di un potere d'indirizzo del suo partito, la cosa è uno spunto per riflettere. Un partito è generalmente fatto da gente che fa politica al fine di raggiungere certi scopi. Si suppone che chi (da anni e anni) fa politica a tempo pieno debba avere le idee un tantino più chiare di un semplice militante o addirittura di un elettore.

Quindi il fatto che il PD, un partito organizzato e strutturato all'europea, deleghi la scelta del suo capo a gente esterna è già un brutto segno, giacché indica che il suo gruppo dirigente ha abdicato a una delle sue funzioni.

Ora, con il questionario, i dirigenti del PD chiedono alla gente che politica occorra fare.

Quando nel 1990 il gruppo dirigente del partito conservatore britannico sfiduciò Margaret Thatcher, fu detto che oramai, dopo undici anni al potere, la Lady di ferro era out of touch col paese, e che l'introduzione della Poll Tax e i conseguenti disordini erano lì a provarlo.

Nel caso dei dirigenti del PD l'espressione out of touch pare financo benevola.