venerdì 6 dicembre 2013

È una follia - 2

Nell'attesa di saperne di più, questo è il comunicato stampa della Corte Costituzionale:

Incostituzionalità della Legge elettorale n. 270/2005

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione.

La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.

Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici.

Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali.
Partiamo di lì. Due illegittimità costituzionali: il premio di maggioranza e la lista bloccata.

  • Premio di maggioranza - La corte non ha detto che il premio di maggioranza è incostituzionale "nella parte in cui" o "nella misura in cui non si applica a" o "se attribuito a prescindere dal raggiungimento di una certa soglia" o altre forme di parziale incostituzionalità. Se avesse ragionato in quei termini il premio di maggioranza sarebbe tuttora in vigore, ma sottoposto a condizioni.
    Dal comunicato si evince che la corte ha dichiarato il premio di maggioranza incostituzionale tout court. Che lo è in quanto tale. Ovvero che ogni premio di maggioranza è incostituzionale, perché, si può supporre, determina disuguaglianze fra i cittadini facendo pesare alcuni voti più di altri. Quello è in altre parole lo stigmatizzare la violazione del principio di rappresentaza proporzionale.
    Se ogni premio di maggioranza è incostituzionale, la conseguenza è che tale sarà ogni sistema elettorale maggioritario.
  • Lista bloccata - Se la corte l'ha dichiarata incostituzionale evidentemente ritiene che violi il principio democratico, la sovranità popolare, laddove ne limita l'esercizio alla scelta di una lista e delle relative candidature così come predisposte dal partito.

Veniamo alle conseguenze. La prima è che ora è in vigore una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 4% alla Camera e all'8% al Senato. Tale sbarramento non si applicherà se si verificheranno certe condizioni (essere il primo partito sotto dette soglie di una coalizione che abbia conseguito una certa percentuale).

Una prima considerazione è che detto sbarramento, pur nel suo piccolo, è anch'esso un meccanismo distorsivo della rappresentanza proporzionale. In soldoni è un mini premio di maggioranza distribuito ai partiti più grandi. Che può dare la maggioranza assoluta a un partito o a una coalizione senza che questi l'abbiano avuta nelle urne. Ma su questo la Corte non ha statuito.

Una seconda considerazione è che questi nuovi principi costituzionali enunciati dalla corte, oltre a restringere l'ambito di scelta del parlamento riguardo alla futura legge elettorale, se ve ne sarà una, potrebbero applicarsi ad altre leggi elettorali in vigore: il sistema maggioritario con cui si eleggono i consigli comunali e provinciali, quelli con cui vengono eletti i consigli regionali, nonché, in quanto sistemi maggioritari, le elezioni dirette di sindaci, presidenti di giunte provinciali e regionali.

Una terza considerazione è che il parlamento non potrà scegliere di tornare al mattarellum: innanzi tutto la quota proporzionale alla camera era basata su liste bloccate; poi nei collegi alla camera e al senato venivano proposte agli elettori delle candidature "bloccate". Mi spiego: una lista bloccata è una lista "verticale" in cui si viene eletti secondo la posizione in cui ci si trova, dall'alto verso il basso, a seconda di quanti voti prende il partito. Nel mattarellum, ogni partito o coalizione presentava una lista "orizzontale" di 475 candidature sul territorio nazionale, una per ogni collegio, in cui venivano eletti a seconda del consenso del rispettivo partito in quel luogo. Per cui un candidato della sinistra passava se correva in un collegio rosso, faceva invece atto di presenza se correva in uno bianco, e viceversa, con delle reali possibilità limitate alle sole zone "in bilico".

Si dirà "ma gli elettori votano per la persona". Sì, buonanotte: andate a vedervi i risultati dell'ultima volta che si è votato coi collegi uninominali. Per esempio nel 2001, collegio del senato a Milano, chi credete che abbia vinto fra un già discusso Dell'Utri ed Emma Bonino?
Il voto per la persona funzionerebbe se non ci fossero i finanziamenti ai partiti ma ai singoli candidati come negli USA, se sulla scheda non ci fosse il simbolo del partito e soprattutto se il voto in Italia non fosse per schieramento ideologico.

E poi l'elettore si trovava un candidato imposto, senza possibilità di sceglierne un altro a meno di votare per un altro partito. E addirittura gli poteva toccare un candidato di un altro partito coalizzato col suo.

Comunque sia il mattarellum è incostituzionale (secondo la nuova dottrina) anche e soprattutto perché viola il principio della rappresentanza proporzionale. Se Tizio prende il 35%, Caio il 30%, Sempronio il 25% e Mevio il 10%, Tizio col 35% si porta a casa il 100% del collegio, mentre il 65% degli elettori resta senza rappresentanza. E se la stessa cosa avvenisse in ogni collegio il partito di Tizio con solo il 35% dei voti avrebbe una maggioranza bulgara in parlamento.

Quindi anche la proposta Renzi (mattarellum con premio di maggioranza al posto dela quota proporzionale) è incostituzionale. Lo è anche il sistema britannico e pure quello francese a doppio turno. Infatti la maggioranza assoluta che il vincitore del secondo turno consegue è tale solo perché all'elettore viene imposta la più "bloccata" delle scelte che ci sia: quella fra due candidati che non sono riusciti a farsi votare dalla maggioranza degli elettori. È un'elezione talmente "bloccata", che spesso l'affluenza degli elettori al secondo turno (che invece è il più decisivo dei due) cala vistosamente.

Moriremo proporzionali. Non è la fine del mondo; è solo il sancire che d'ora in avanti, anche sul piano formale, gli elettori conteranno di meno: non ci saranno più "ribaltoni" o "commissariamenti" ma anzi le manovre di palazzo saranno la normalità.

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