venerdì 1 aprile 2011

Così non si fa

Questa è un'ingerenza. Leggo su Repubblica che Napolitano "chiama al Quirinale tutti i capigruppo e senza giri di parole gli spiega che così non si può andare avanti." L'articolo continua dicendo che Napolitano avrebbe convocato i capigruppo parlamentari "rispettando il suo ruolo istituzionale. Non vuole forzature. Tant'è che prima di tutto avverte il suo interlocutore diretto a Palazzo Chigi: Gianni Letta."

Certi articoli, certi comportamenti, così come certi non comportamenti da parte dei capigruppo, che accettano quest'atto d'imperio del titolare ultimo del potere esecutivo, ancorché solo formale, senza mandare pubblicamente Napolitano a quel paese, magari ricordandogli che lui può convocare il presidente del consiglio, ma non può certo permettersi di convocare membri del parlamento, fanno cascare le braccia.

In soldoni il nostro sistema istituzionale prevedeva il Re quale titolare del potere statale. Successivamente fu istituito il Parlamento quale organo con cui il Re doveva fare i conti (leggasi: ottenerne la fiducia ed eseguire le leggi da questo deliberate) per poter governare. Oggi la figura del Re è stata sostituita da quella del Presidente della Repubblica, che altro non è che un monarca repubblicano.

Se il Presidente della Repubblica convoca i capigruppo, sempre detto in soldoni, avviene che il capo supremo del potere esecutivo convoca i capi del potere legislativo. Non a caso la Costituzione stabilisce che Presidente e Parlamento possono interloquire mediante lo strumento del "messaggio alle camere".

Invece leggo che Letta "viene informato della intenzione di svolgere una "ricognizione diretta". Una procedura "istituzionale" ma inevitabile". No, la procedura non è "istituzionale e né è inevitabile. Di evitabile c'è solo il comportamento di Napolitano.

Oh, intendiamoci, invitare Cicchitto e colleghi a prendere un tè al Quirinale non è reato. Ma di strappo in strappo si finisce per rendere i confini istituzionali molto grigi, quando invece le cose devono essere bianche o nere. Si creano precedenti che un giorno potrebbero essere citati per sostenere cose inaccettabili.

Sarebbe stato opportuno che Cicchitto (e colleghi) avesse avuto i coglioni (nel senso degli attributi e non in quello dei cittadini del presente 'stan) di ricordare a Napolitano di stare al proprio posto, e di non interferire nella dialettica parlamentare, che sarà di certo parecchio, anche troppo, animata in questi giorni, ma che è DE-MO-CRA-ZIA.

3 commenti:

Angelo Ventura ha detto...

Insulti razzisti a una deputata disabile, risse da taverna, volgarità e gestacci: così non si fa, sono d'accordo nella sostanza col Presidente, se non nella forma. Democrazia è anche rispetto per il prossimo.

Philip Michael Santore ha detto...

Se Napolitano vuole dire la sua sul comportamento di taluni parlamentari è libero di dimettersi e di farlo da senatore.

Per quanto riguarda risse e insulti la cosa non l'ho seguita più di tanto, tanto irrilevante la ritengo.

Ieri in parlamento è accaduta invece un'altra cosa scandalosa e rilevante. Ci tornerò su con un post. Stay tuned.

Angelo Ventura ha detto...

Per me comportamenti che mostrano l'assoluta mancanza di senso di rispetto per la funzione rivestita, per i colleghi e per l'Assemble parlamentare in generale, indecorosi e tali da compromettere la funzionalità del Parlamento e gettare discredito sulle istituzioni non sono irrilevanti. Ha fatto bene Napolitano a stigmatizzarli, visto che è garante delle istituzioni.