venerdì 15 aprile 2011

Quando il governo va sotto

Nel Coglionistan i giornali sono soliti mettere in evidenza, e se del caso rallegrarsi, quando il governo va in minoranza in certe votazioni in Parlamento. Distinguiamo: può capitare che una parte della maggioranza voti con l'opposizione, e allora trattasi di un fatto più che legittimo, diciamo fisiologico, in una democrazia parlamentare. Ma capita che l'esito a sorpresa sia frutto di ostruzionismo, imboscate, assenze, errori e disfunzioni varie. Nel qual caso non si capisce proprio di che le opposizioni di turno e i loro scherani si rallegrino: trattasi solo di incidenti di percorso che tutt'al più fanno perdere tempo, dato che la maggioranza può in ogni momento votare di nuovo e ribaltare il risultato.

In democrazia vi sono la maggioranza e la minoranza. Esse sono tali per volere del popolo, e solo il popolo può invertire i fattori. Naturalmente ciò non significa che i parlamentari abbiano un vincolo di mandato, ma significa che chi si propone di essere maggioranza a legislatura in corso ha il dovere democratico (ripeto: democratico, non legale) di usare questi incidenti di percorso per mostrare al paese che il governo non ha più la maggioranza in parlamento e quindi invocare elezioni anticipate al fine di avere loro un mandato popolare.

La nostra sinistra ha invece la brutta abitudine di usare questi incidenti per dare, usando il loro lessico, una "spallata" al governo. In altre parole l'agguato in parlamento vale quanto il colpo di piazza, le occupazioni di edifici pubblici, le inchieste giudiziarie, gli appelli al presidente della repubblica affinché non controfirmi leggi o decreti, mozioni del CSM o sentenze della Corte Costituzionale. Infatti tutte queste azioni hanno una cosa in comune: si pongono contro il volere del popolo e mirano a impedire alla maggioranza di governare.

Andando poi nello specifico, quando il governo va sotto in parlamento a causa di "incidenti di percorso", ciò perlopiù avviene perché la maggioranza è al governo, mentre l'opposizione non ha null'altro da fare che stare in parlamento. Infatti una parte della maggioranza 50-60 persone sono membri del governo (ministri o sottosegretari), mentre gli altri "curano" i rapporti con le constituencies (elettori, lobbies varie...).

A fronte di ciò l'attività parlamentare è fatta di votazioni spesso inutili su improbabili lunghe liste di emendamenti presentati dalle opposizioni, su mozioni non vincolanti, su approvazioni di processi verbali, su continue verifiche del numero legale e quant'altro. Se consideriamo che il premio di maggioranza alla Camera è di soli 28 seggi e (in questa legislatura) di 16 al senato, è statisticamente probabile che prima o poi capiti che i rapporti di forza in aula si ribaltino.

In Gran Bretagna la cosa viene gestita col fair play: quando un certo numero di deputati della maggioranza è assente, l'opposizione ne fa uscire altrettanti. Auspicare ciò significherebbe avere un sistema politico in cui entrambi gli schieramenti ritengano l'altro un avversario da battere secondo le regole della democrazia (scritte o meno che siano), comportandosi lealmente, e non un nemico da abbattere ad ogni costo, secondo la logica del "tanto peggio - tanto meglio".

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