Il governo teme che la gente, sull'onda dell'emotività causata dalle esplosioni nella centrale atomica di Fukushima, vada a votare in massa ai referendum, facendo scattare il quorum, e che voti "sì".
È di questi giorni il tentativo di metterci una pezza decretando una moratoria di un anno sul nucleare.
Ma ciò potrebbe non bastare: il referendum si terrà ugualmente, e i sondaggi dicono che la gente, fino ad ieri favorevole al nucleare, oggi è in maggioranza contraria, perché spaventata.
Che fare allora?
La soluzione ce la potrebbe offrire in questi giorni la cancelliera tedesca Merkel, che ha proposto l'embargo sul petrolio libico. Se passasse, l'Italia sarebbe il paese importatore che più ne verrebbe danneggiato, dato che metano e petrolio libico costituiscono una percentuale significativa dei nostri approvvigionamenti energetici. Oltre a ciò, l'embargo con ogni probabilità provocherebbe un aumento del prezzo del petrolio.
Quindi basta che l'Italia faccia in modo che la proposta passi, a livello europeo e a livello ONU. Non ci vorrà molto: basterà non opporsi più di tanto. A quel punto l'embargo sarà cogente anche per noi.
E qui viene il bello: il governo, al fine di limitare i danni all'economia nazionale, dovrebbe fare in modo che i conseguenti aumenti sulle bollette elettriche e del gas nonché l'aumento della benzina vengano contenuti. Come? Semplice: razionandone il consumo. Ovvero, programmando dei black out elettrici, riducendo per decreto a 17 gradi la temperatura nelle case e negli uffici riscaldati a gas, e limitando la quantità di benzina destinata al consumo privato (per esempio come negli anni 70, quando gli automobilisti erano obbligati a lunghe code ai distributori).
Davanti a tutto ciò il governo dovrà dire pubblicamente che la colpa è di chi ha spinto per la guerra e l'embargo alla Libia e del fatto che in Italia non abbiamo l'energia nucleare. Che se l'avessimo non ci sarebbero stati i razionamenti e i black out. Come dargli torto?
Qualora venisse fatto ciò i cittadini del Coglionistan il giorno del referendum soppeserebbero le loro paure giapponesi contro la concreta inconvenienza dei black out, del freddo in casa e delle code che hanno dovuto fare ai distributori. Che dite, il nucleare vincerebbe coll'80% o col 90%?
1 commento:
Sarebbe ora che si iniziasse a impiantare il modello economico su altre fonti di energia non esauribili. Inutile costruire delle centrali, pericolose per la salute e che tra 30 anni vedranno il loro combustibile, l'uranio, già non più sufficiente per soddisfare le esigenze di produzione elettrica. Un investimento veramente a perdere se si considera che tra costruzione delle centrali e loro messa a regime ci vorrà circa quel periodo di tempo. E non dimentichiamo che in ogni caso la fonte primaria su cui l'economia attuale è e resta sempre il petrolio e un'altra fonte non rinnovabile come il nucleare non potrà mai sostituirlo. Se vogliamo evitare il collasso di tutto il sistema n concomitanza della fine delle scorte di petrolio sarebbe ora che tutto il mondo rivedesse le proprie politiche energetiche a favore del rinnovabile. Altro che nucleare. La gente sa questo, e queste strategie del nostro govenuncolo servo delle lobby non eviterà la vittoria del SI al referendum. La salute non ha prezzo.
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