venerdì 27 settembre 2013

Su Alitalia - 2

In seguito ai commenti torno sull'argomento per chiarire.

Alitalia era un'impresa di proprietà statale che sino ad allora era stata malgestita, e che era da molti anni in perdita. Nel 2006 le perdite (e il divieto comunitario di ripianarle) avevano fatto sì che fosse necessario scegliere fra queste tre possibilità:
  1. che lo stato la lasciasse fallire
  2. che lo stato risananasse la società (senza ricorrere ad aiuti di stato, però)
  3. che lo stato la vendesse a un privato, e questi se ne facesse carico con piena libertà di azione
Si potrebbe argomentare che forse la via del fallimento sarebbe stata la meno peggiore, ma, senza a stare a dilungarsi su di essa, diciamo che era politicamente improponibile. Dunque la scartiamo e passiamo oltre.

In teoria si sarebbe potuto percorrere la via n.2, ma i fatti e l'esperienza lasciavano credere che sarebbe stato con ogni probabilità un insuccesso. Perché infatti, al di là dei buoni propositi dei politici, una gestione statale sarebbe dovuta riuscire laddove aveva fallito nei decenni precedenti?

Rimaneva la via della privatizzazione, che come detto implicava la conseguente possibilità del nuovo proprietario di fare scelte dolorose, le stesse che in teoria avrebbe dovuto fare, e non aveva mai fatto, la gestione statale. Attenzione però: anche per un privato non sarebbe stato facile compiere dette scelte, dato che gli interessati avrebbero reagito in ogni modo possibile, con pressioni, scioperi, manifestazioni, ricorsi e quant'altro il "sistema italia" metteva loro a disposizione.

In altre parole non è che una privatizzazione equivalga a dire "ragazzi, prima eravate statali, ora siete i miei dipendenti e si fa come dico io". Quello magari lo avete visto nei documentari sulla Thatcher, non certo in Italia.

La conseguenza era che l'opzione 3 era da intendersi:
che lo stato la vendesse a un privato, e questi se ne facesse carico con piena libertà di azione, e che lo stato agevolasse il privato nella fase di transizione
Quanto aggiunto in neretto, in una forma o in un'altra, avrebbe significato costi per lo stato. Quando si parla della privatizzazione di Alitalia bisogna prima chiarirsi le idee su quello.

Nel post precedente ho fatto notare che limitarsi a criticare i costi che la privatizzazione ha avuto per le casse statali e per l'economia del paese in generale non ha molto senso se non si quantificano tutti i costi, immediatamente visibili o meno. Cosa che chi critica, che sia un Rizzo che scrive i suoi articoli anticasta o che sia il tipico commentatore da sito web un-po'-grillino-di-sinistra, di solito non fa.

Allora, ho iniziato il post scrivendo che nel 2006 le perdite avevano raggiunto un punto critico. Ovviamente la storia di Alitalia non inizia nel 2006. Durante il quinquennio precedente il governo Berlusconi non fece niente per risolvere il problema. E prima ancora durante i governi di centrosinistra fu prima lanciata a poi fatta fallire la fusione con KLM, che, quella sì, avrebbe potuto essere una soluzione per Alitalia. Senza contare poi l'asta lunare fatta dal governo Prodi nel 2007 che andò deserta. Questo per dire che nel 2008 la compagnia era alla canna del gas e che fare una scelta in quella situazione di emergenza non era la cosa più facile di questo mondo: la trattativa con Air France (che, diciamolo, non a caso attese che Alitalia fosse sull'orlo del baratro per fare la sua offerta) durò circa tre mesi, mentre il progetto CAI fu improvvisato in poche settimane. In quelle circostanze fu già un risultato che la privatizzazione sia avvenuta. Infatti chi ha un po' di memoria leggeva un giorno sì e l'altro pure articoli e commenti che dubitavano dell'esistenza della cordata, che dicevano che si trattasse di una balla, che nessun acquirente italiano c'era. Invece le cose sono andate in maniera diversa. Così come finora si è rivelata sbagliata la previsione che i proprietari di Alitalia se ne sarebbero sbarazzati vendendo a AF non appena fosse scaduto il vincolo.

Quindi, per riassumere:

  • l'offerta AF non era il bengodi, ma fu fatta in extremis alle condizioni di un soggetto forte verso uno che è invece alla canna del gas: in altre parole un'offerta da strozzino
  • la maggiore colpa di ciò fu di chi lasciò che si arrivasse alla canna del gas, di chi si mise in condizioni di non avere più tempo per valutare altre possibili offerte: il governo Prodi
  • una minore colpa fu anche del precedente governo Berlusconi che non prevenì quello stato di cose
  • un'altra colpa fu del governo di centrosinistra che non fece la fusione con KLM: andate a guardarvi le condizioni e paragonatele con l'offerta di Air France e poi sì che vi indignerete

Infine una considerazione: Berlusconi viene ritenuto il responsabile del fallimento della trattativa con Air France. Che però formalmente si interruppe in seguito alla mancata approvazione della proposta da parte dei sindacati. Chi c'era fra quei sindacalisti? Epifani. Eppure in tutti questi anni non ho letto un articolo in cui venisse contestato all'attuale segretario del PD di aver contribuito a provocare il "danno" o di aver creduto alle promesse del caimano...

4 commenti:

PaoloVE ha detto...

"Berlusconi viene ritenuto il responsabile del fallimento della trattativa con Air France. Che però formalmente si interruppe in seguito alla mancata approvazione della proposta da parte dei sindacati. Chi c'era fra quei sindacalisti? Epifani."

21 marzo 2008, mentre i sondaggi danno Berlusconi stravincente su Veltroni alle elezioni che si terranno il mese dopo: "La risposta ad Air France la darà il prossimo Presidente del Consiglio, è un chiaro e secco “no”.". Ma la colpa è di Epifani. Meno male che nemmeno a te riesce di evitare di scrivere "formalmente".

Come no.

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

Ricorderai che Berlusconi disse anche che se il governo Prodi, i sindacati e Air France si fossero messi d'accordo e avessero concluso l'affare il suo futuro governo lo avrebbe rispettato.

Quindi se tu vuoi dare la colpa a Berlusconi prima devi dimostrare che la cosa non fu fatta per colpa sua. Solo che lo potresti fare se tu potessi dire che erano tutti d'accordo salvo lui...

PaoloVE ha detto...

@ pms:

in tutta onestà non lo ricordo e anzi mi par di ricordare il contrario.

Cercando un po' in internet trovo invece millanta dichiarazioni che dimostrano chiaramente che la posizione di Berlusconi era contro l'accordo (più di quelle che ricordavo).

Hai qualche riferimento a conferma delle tue affermazioni?

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

@ PaoloVE

Qui il riferimento oltre a nuove considerazioni.