mercoledì 10 agosto 2011

Se un paese non ha coraggio, neanche un tecnico glielo può dare

In un articolo intitolato Cosa fare e cosa non fare Michele Boldrin, professore di economia, nonché forte critico (per usare un eufemismo) di Berlusconi e Tremonti, propone un governo tecnico che gestisca l'emergenza finanziaria venutasi a creare negli ultimi giorni facendo quelle riforme che ogni governo "politico" rimanda da lustri a tempi migliori.

Al di là delle ben note considerazioni sulla democraticità dei governi "tecnici", sul fatto che essi devono comunque poggiare su di una maggioranza politica (e quindi in tacito accordo con essa fanno le loro proposte), e sul fatto che le precedenti esperienze (governi Ciampi e Dini) non promettono nulla di buono, un semplice appunto lo si può fare: Boldrin auspica che il governo tecnico faccia riforme sensate, quale una

Riforma pensionistica immediata che porti, nell'arco di 15 anni, il rapporto spesa pensionistica su PIL al 10%. Le misure le sappiamo tutti e consistono, fondamentalmente, nell'innalzamento uniforme e progressivo dell'età di pensione, nella restrizione delle invalidità e nel passaggio immediato di TUTTI al regime della riforma Dini.
Ottimo proposito. Ma siamo sicuri che ciò non sia stato fino ad ora fatto perché al governo ci sono Berlusconi e Tremonti, e che invece un governo tecnico riuscirebbe a farlo?

Ecco, per farla breve, credo che uno screenshot appena preso dal sito web del Corriere della Sera valga più di mille mie parole:



Draghi, Monti, Giavazzi, Alesina, Boeri e pure Boldrin saranno anche bravissimi, ma dubito che abbiano la forza di imporre al paese ciò che il paese ha sinora mostrato di non volere inducendo i suoi politici a comportarsi di conseguenza.

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