venerdì 5 aprile 2013

Andiamo a Deauville

Qualcuno ricorderà il famoso articolo di Tito Boeri, quello della "Papi's Tax", quello in poche parole in cui sosteneva che la colpa del rialzo dello spread erano, fra le altre cose, gli scandali sessuali di Silvio Berlusconi.


In quell'articolo Boeri scriveva che esistevano studi

tra l’economia e la psicologia, basati su tecniche di priming, che documentano come gli individui messi a conoscenza di particolari poco edificanti sulla vita privata dei leader politici rinuncino a comprare i titoli di stato di quei paesi.

E ciò, secondo Boeri,

spiegherebbe il nuovo allargamento dello spread dopo la pubblicazioni delle nuove intercettazioni sulla vita privata del nostro premier.

Scrissi già allora come Boeri non avesse mai specificato quali fossero questi studi e né se essi fossero attendibili.

Paolo Manasse (professore di economia all'università di Bologna) e altri hanno recentemente scritto un articolo il cui fine ultimo è di dimostrare che la colpa dello spread era proprio di Berlusconi, e che senza la caduta di Berlusconi non sarebbe stato possibile per Draghi attuare politiche monetarie tese a far calare lo spread.

Ma facciamo un passo indietro per capire meglio. Abbiamo nel 2011 il rialzo dello spread col governo Berlusconi. Arriva Monti, e alla fine lo spread si abbassa. Ma non subito, come a lungo ha fatto notare Renato Brunetta sul suo blog. Dunque c'è chi sostiene che la discesa dello spread sia stata di Monti e chi invece dice che esso sarebbe sceso comunque, dato che ciò è stato causa della politica monetaria e delle dichiarazioni di Draghi.

Il 13 Febbraio 2013, Paolo Manasse scrisse sul suo blog un post in cui criticava Loretta Napoleoni, e per estensione anche Claudio Borghi (un economista di destra), Alberto Bagnai (un economista di sinistra), entrambi accomunati dalla contrarietà all'Euro, in quanto poco competenti in materia (mentre a suo dire Michele Boldrin che dibatteva in tv con la Napoleoni ha maggiori titoli). Purtroppo sul blog sono scomparsi i commenti. Purtroppo perché quel post sollevò un vespaio. Borghi rispose a Manasse (anche su Twitter), e la polemica scivolò anche sulla storia dello spread.

Borghi infatti ricordò a Manasse di quando entrambi parteciparono a un dibattito in TV, e Manasse sostenne che il calo dello spread fosse merito di Monti e della sua credibilità, mentre Borghi sostenne che la BCE avrebbe dovuto in ogni caso far calare lo spread, anche con Berlusconi ancora al governo, pena l'esplosione dell'Euro. E che pertanto lo spread calò unicamente per merito di Draghi. Qui la domanda chiave del dibattito (che può poi essere ascoltato tutto).

Al che io chiesi via Twitter al Prof. Manasse:


Ed ecco che finalmente il 19 Marzo arriva l'articolo di Manasse:



Questa è in breve la sua tesi:

In questo articolo sosteniamo che la dinamica dei tassi di interesse e degli spread sui CDS in Italia da metà  2011 ha le caratteristiche di una bolla speculativa originata da crisi di sfiducia, e che Monti ha effettivamente “bucato la bolla”, restituendo  fiducia agli investitori internazionali.

Cito quest'articolo, perché ho avuto modo di commentarlo e di criticarlo (ma i commenti non sono più visibili sul suo blog, benché un vecchio link li apra). E perché nello scambio di commenti il Prof. Manasse mi ha rivelato una chicca: che gli studi a cui alludeva Boeri potrebbero essere proprio un suo articolo del 2009.


Vale la pena di leggerlo. Manasse costruisce una curva basata sulla quantità di occorrenze nel tempo delle ricerche su Google (!) di termini quali "Berlusconi", "Noemi", "Tarantini", "D'Addario", etc. messe su di un asse e l'andamento del tasso d'interesse sui BTP messo sull'altro asse.

Manasse avverte che

The results of this exercise should be considered with great caution

e che detto metodo è

an academic exercise
Cose che tradotte dal linguaggio aulico a un italiano terra-terra significano che sono esercizi senza alcuna validità scientifica (per essere gentili). Ma, gentilezze a parte, potrebbero essere tradotte usando termini più coloriti e diretti.

Ma torniamo all'articolo di Manasse, quello sulla "bolla dello spread causata da Berlusconi". Ci sono delle magagne.
  1. La crisi del governo Berlusconi non inizia nella primavera-estate del 2011 - La crisi inizia un anno prima
  2. Gli scandali personali di Berlusconi non iniziano nella primavera-estate del 2011 - Ed è lo stesso Manasse che ne scriveva nel 2009 parlando di Private Leisure and Public Costs of the “Sultan of Swing”!
  3. Manasse e Boeri paragonano le spread italo-tedesco a quello ispano-tedesco - Laddove lo spread dello spread darebbe la misura dell'effetto Berlusconi. Ma anche qui i due professori omettono un piccolo particolare: che pur se a fronte di due governi indeboliti e presumibilmente a fine corsa (Zapatero e Berlusconi) la Spagna nel 2011 aveva agli occhi di tutti (e dunque anche degli investitori) un evidente vantaggio: la certezza che a Zapatero sarebbe succeduto un governo Rajoy con maggioranza stabile e ancora più incline all'austerità dei socialisti. Mentre invece per quanto riguarda l'Italia si sapeva che Berlusconi era in crisi, ma si temeva che a lui sarebbe seguita una stagione d'instabilità oppure di egemonia di un centro-sinistra poco incline al rigore dei conti.
  4. Credibilità personale o credibilità politica? - Entrambi mischiano i concetti di "credibilità personale" (immagine appannata dagli scandali sessuali) e "credibilità politica" (fiducia nella solvibilità dello Stato in quanto chi lo governa ha la forza politica di fare in modo di evitare il default). Ora delle due l'una: o era un problema di swing o era un problema di debolezza politica.

Già. Ma Manasse, sollecitato sul punto dice:

Nell'articolo non si vuole dare una spiegazione del perchè si ha una crisi di fiducia nel nostro debito: su questo possiamo avanzare solo delle ipotesi.

Già, delle ipotesi. Che però a leggere gli articoli di Boeri e Manasse venivano presentate come delle certezze o quasi. Quindi smettiamo di raccontare balle: o sono ipotesi, e allora si dica che si sta elucubrando, o sono delle certezze scientifiche, presentate in quanto tali da dei rispettati accademici.

Tip per il Prof. Manasse - Invece di cercare su Google "Berlusconi", "Noemi" e "Tarantini", provi invece a cercare "Merkel + Sarkozy + Deauville + private-sector involvement". E magari scoprirà che nell'autunno del 2010, Merkel e Sarkozy fecero una dichiarazione congiunta in cui evocarono un cambio di politica nei bailout dei paesi in difficoltà. Per la quale in futuro intendevano lasciare che fossero gli investitori privati in titoli di stato dei paesi in difficoltà a restare col cerino in mano.

Non ci crede? Magari crederà al Prof. Anders Aslund, che è certamente caballero con titoli e contro titoli. Che ha recentemente scritto (il neretto è mio):
The earlier Deauville statement in October 2010 by French President Nicolas Sarkozy and German Chancellor Angela Merkel that opened the door to default but put the whole burden on private bondholders—the so-called PSI, or private sector involvement—can be seen now in retrospect as a mistake not to be repeated.
Capito? A Ottobre 2010 i due leader europei che contano evocarono esplicitamente per la prima volta un cambio di politica in base alla quale l'Europa avrebbe lasciato che i paesi in difficoltà facessero default. Ed è quello che piano piano i mercati cominciarono a temere nei confronti della Grecia. Il cui spread s'impennò. E poi nei confronti dei paesi più indebitati, fra i quali, subito dopo, veniva l'Italia.

Conclusioni - Ognuno giudicherà come crede, ma appunto ognuno di voi è potenzialmente un acquirente di titoli di stato italiano: cosa vi renderebbe più riluttanti a investire in BTP, gli scandali sessuali del presidente del consiglio in carica o la volontà dichiarata dell'Europa di smettere di garantirli?

Messa così la domanda è retorica. Ma è così che ragiona ogni investitore che si sforzi di essere razionale. Due rispettati cattedratici sono invece partiti per la tangente. E le loro idee, campate sul nulla, ma divenute la verità ufficiale, hanno influenzato il dibattito politico del Coglionistan. Che si merita la classe intellettuale che ha.

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