tra l’economia e la psicologia, basati su tecniche di priming, che documentano come gli individui messi a conoscenza di particolari poco edificanti sulla vita privata dei leader politici rinuncino a comprare i titoli di stato di quei paesi.Ciò, secondo Boeri,
spiegherebbe il nuovo allargamento dello spread dopo la pubblicazioni delle nuove intercettazioni sulla vita privata del nostro premier.Qui si può fare subito un appunto: se esistono studi che provano tale rapporto di causa ed effetto, la pubblicazione delle intercettazioni spiega o, come scrive Boeri usando la forma dubitativa propria del condizionale, spiegherebbe l'allargamento dello spread?
In altre parole, Boeri è sicuro di ciò che afferma o sta solo facendo un'ipotesi?
Boeri però, ipotesi o certezza che sia, continua ad argomentare:
Per capire quanto sia rilevante, ponetevi la seguente domanda: comprereste un auto usata da chi, ne avete la prova, in pubblico dice una cosa e, in privato, ne fa un’altra? Finché rimane a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi è, volenti o nolenti, il primo venditore dei nostri titoli di stato e non vi è dubbio che il mercato ci fa pagare un prezzo anche per la sua scarsa credibilità personale.Altro appunto: per quanto suggestivo possa essere, ha senso paragonare un titolo di stato ad un'auto usata? Un'auto d'occasione può celare difetti non dichiarati dal proprietario che un normale acquirente non è in grado di notare. Quindi, siccome l'acquirente può solo fidarsi del venditore, la credibilità di quest'ultimo è determinante.
Ma un titolo di stato quali difetti può nascondere? In sé ovviamente nessuno. L'unico timore dell'investitore è una futura volontà di chi lo emette di non onorare il suo debito, in tutto o in parte. E cosa può portare l'Italia a ciò? Un peggioramento dei conti pubblici stile Grecia o Argentina 2001. Quindi Boeri pare suggerire che i comportamenti privati di Berlusconi ingenerino negli investitori timori di buchi di bilancio, occultati o che si produrranno in futuro, i quali in ultima analisi provocherebbero il default.
Credo che a questo punto sia evidente a tutti che il condizionale è d'obbligo: l'affermazione di Boeri, giusta o sbagliata che sia, è astrattamente indimostrabile. Tuttavia ciò non toglierebbe che possa essere ragionevolmente condivisibile. Ma non lo è. Vediamo perché.
Boeri correda il suo articolo di un grafico nel quale mostra che, in corrispondenza di certi eventi accaduti durante l'estate, lo spread Italia-Spagna (in rapporto ai bund tedeschi decennali) sia aumentato. Ma il grafico riportato da Boeri prende in considerazione solo il periodo successivo al 24 giugno 2011. Andiamo a vedere qual era lo spread prima. La prima figura qui sotto (i grafici sono a disposizione di tutti sul sito della Bloomberg) mostra la differenza negli ultimi dodici mesi fra lo spread fra i titoli di stato italiani e tedeschi a scadenza decennale e lo spread fra quelli spagnoli e tedeschi. In pratica lo spread italiano è la linea arancione e quello spagnolo la linea verde.
Come si vede, prima del mese di agosto la differenza era sostanzialmente nulla e prima ancora era la Spagna a pagare un tasso maggiore. Forse in quel periodo le vicende personali di Berlusconi non erano note?
Si osservi poi i due grafici seguenti: il primo mostra la differenza fra il tasso francese (abastanza stabile, in arancione) e quello italiano (in verde) negli ultimi cinque anni, e il secondo la differenza fra tasso francese e spagnolo nello stesso arco di tempo. Come si può notare a colpo d'occhio le due curve verdi non sono molto diverse.
Le vicende giudiziarie di Berlusconi erano già note in tutto il mondo nel 2007, quelle private (dal caso Noemi in poi) iniziano a maggio del 2009. Se qualcuno vuole trovare correlazioni fra l'andamento del tasso italiano e le vicende Noemi, D'Addario, foto in Sardegna, Minetti, Ruby e quant'altro temo sarà un'arrampicata sugli specchi.
Sarebbe stato più onesto da parte di Boeri scrivere che lo spread italiano riflette la paura generata dal possibile default greco, dato che l'Italia è in percentuale il secondo paese più esposto ai finanziatori dopo quello ellenico. E che Italia e Spagna sono trattati dagli investitori in maniera simile, e che ciò che conta è che la Spagna ha oggi un debito attorno al 67% del PIL, mentre l'Italia lo ha al 120%.
L'articolo di Boeri sarebbe stato più credibile se si fosse limitato a dire che
I punti accumulati sembrerebbero riflettere ritardi nella reazione del nostro governo almeno rispetto a quello spagnolo, pur dimissionario.Tuttavia questa frase contiene una bugia: infatti il governo spagnolo non è dimissionario, come chi legge questo blog sa.
Conclusioni
L'articolo di Tito Boeri appare come un tentativo di mascherare da dotta analisi finanziaria quello che in realtà è uno dei tanti articoli di propaganda politica. Il succo del suo discorso è che la Spagna andrebbe meglio dell'Italia, perché Berlusconi, a differenza di Zapatero, ha una vita privata sregolata, e in più non si vuole dimettere. Se l'avesse messa in questi termini invece di confondere le acque, sarebbe stato più sincero.
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Aggiornamento, 2011/10/07 - Il fondo previdenziale danese ATP (un patrimonio di circa 122 miliardi di dollari) ha annunciato che non investirà più in buoni del tesoro italiani, francesi o di altri paesi mediterranei. Si noti bene: non solo italiani o dei paesi "PIGS", ma anche francesi. Sarà mica colpa della Carla's Tax?
Aggiornamento, 2011/10/09 - Ero stato il primo a commentare l'articolo sula Papi's Tax, facendo notare l'errore delle dimissioni di Zapatero, ma, a differenza di altri, non ho ricevuto risposta. È da qualche giorno che ho messo un commento all'articolo su VoxEU, dove ho fatto notare l'errore sulle dimissioni di Zapatero e sul fatto che la supposta "Papi's Tax" opererebbe da quest'estate, ma curiosamente nei due anni precedenti no. Il commento è tuttora in attesa di moderazione. A questo punto temo che resterà tale. La cosa non fa onore a Tito Boeri, ma conferma la mia sensazione che quell'articolo sia un caso in cui si cerca di piegare i fatti alle proprie opinioni. Ricordatevelo quando lo vedrete di nuovo parlare in veste di accademico a Ballarò.
Aggiornamento, 2011/10/12 - Vedo dalle statistiche degli accessi al sito che qualcuno del sito VoxEU ha ricevuto e letto il mio commento, e ha fatto click sul link che porta a quest'articolo:
Tuttavia il mio commento sul loro sito è tuttora in attesa di moderazione.
Aggiornamento, 2011/10/12 (2) -Il Prof. Ugo Arrigo, che insegna Scienza delle Finanze all'Università La Bicocca di Milano, ha fatto questa considerazione in un suo articolo su Il Fatto Quotidiano:
Allora la vogliamo dire tutta? Altro che "tassa Berlusconi": la Spagna sta beneficiando -fra le altre cose- di una "non tassa Rajoy", cioè l'aspettativa dei mercati che con un governo PP il paese otrnerà a crescere. Cosa che noi non abbiamo: anzi i mercati sanno perfettamente che o governa Berlusconi (con Tremonti) o governa Bersani (con Vendola): questa è la tassa che abbiamo sul groppone.
Aggiornamento, 2011/10/14 - Dopo Fitch, oggi anche S&P ha abbassato il rating della Spagna.
Aggiornamento, 2011/10/19 - ...e oggi è il turno di Moody's, che ha declassato la Spagna da Aa2 ad A1.
1 commento:
Qualche informazione su Tito Boeri, per capire di chi parliamo...
Tito Boeri è presidente della Fondazione De Benedetti (leggi : Gruppo Espresso/Repubblica, la centrale mediatica della sovversione di sinistra).
Il fratello di Boeri è assessore nella giunta rossa di Pisapia.
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