venerdì 31 agosto 2012

Come la penso sul semipresidenzialismo

Supponiamo che nel 2006, per soli venticinquemila voti, non sia stata l'Unione a vincere, ma che avesse prevalso la Casa delle Libertà. E che, come avvenne nella realtà, il governo, con soli due seggi di scarto al senato, sia durato solo due anni. Supponiamo quindi che nel 2008 sia stato il PD di Veltroni a vincere e a formare il governo. E che durante il suo mandato la maggioranza di centrosinistra abbia avuto da ridire sull'atteggiamento, da loro ritenuto parziale, del presidente della repubblica.

Sì, perché in questo scenario nel 2006 il centrodestra elegge a colpi di maggioranza Silvio Berlusconi alla presidenza della repubblica, il quale, dopo il successo dello schieramento avversario alle elezioni del 2008, inizia nei sui confronti una strategia di logoramento, quando non anche di ostruzionismo e boicottaggio.

In particolare la presidenza Berlusconi si caratterizza per:
  • la nomina di due giudici di militanza PDL alla corte costituzionale
  • la nomina di cinque senatori a vita di area PDL
  • l'assunzione della presidenza diretta del CSM e l'uso in chiave politica di essa
  • la tenuta di vari e ripetuti discorsi pubblici in cui critica l'inadeguatezza del governo in carica a fare fronte alla crisi economica
  • rinvio alle camere di varie leggi votate dalla maggioranza che fa capo al PD
  • rifiuto discrezionale in varie occasioni di concedere al governo l'uso del decreto legge
  • promozione nel 2011, dopo la scissione di vari esponenti moderati dal PD (Rutelli e altri), e lo sgretolamento della maggioranza, di un ribaltone, mediante un governo tecnico, che fa rientrare il centrodestra in maggioranza.
Ovvero: l'esempio mostra un caso di scuola in cui il Presidente della Repubblica tiene un comportamento di parte senza che di ciò ne risponda, né in sede giuridica, né in sede politica. Se passate dalla voluta esagerazione che ho illustrato alla realtà degli ultimi quattro presidenti che abbiamo avuto, vedrete che di volta in volta i loro comportamenti hanno scontentato qualcuno.

Il sistema (semi)presidenziale è una pessima idea, ma almeno rimedia al problema: fa del presidente della repubblica una figura politica, che risponde al popolo dei suoi atti.

La proposta del PDL è buona? Secondo un blogger, no. Non sono d'accordo. La costituzione attuale può vivere anche con in più un presidente della repubblica eletto dal popolo. Non occorre che la costituzione riparta i poteri fra materie di competenza del presidente e materie di competenza del parlamento. Per quelle basta il combinato disposto fra le attuali preleggi e l'art. 138 della Costituzione: la gerarchia delle fonti del diritto e il relativo riparto fra parlamento a maggioranza qualificata nonché procedura aggravata (norme costituzionali), parlamento (fonti primarie) e governo (fonti secondarie).

Il presidente eletto dal popolo non avrà poteri (salvo quelli che ha già oggi). Ma, se avrà una maggioranza parlamentare, sarà il capo del governo di fatto. Invece, se non l'avrà, farà il presidente "lame duck", una via di mezzo fra come lo fa ora Obama e come lo ha fatto Napolitano mentre Berlusconi era al governo. Solo che risponderà politicamente del suo operato: si giocherà insomma a carte scoperte. E la forza d'interdizione del presidente rispetto al capo del governo nonché della maggioranza parlamentare dipenderà dalla forza politica di ciascuno di loro in quel momento.

Se invece un presidente eletto dal popolo, nonché armato di maggioranza e governo fa paura, allora vuol dire che il concetto stesso di sistema maggioritario fa paura. È legittimo, ma si ammetta che non si vuole avere un governo con tutti i poteri necessari per guidare efficacemente il paese, ma solo un'appendice esecutiva di un regime assembleare a larghe intese.

Ovviamente vi è una condizione irrinunciabile affinché il semipresidenzialismo funzioni: che appunto la legge elettorale sia maggioritaria. Perché nulla sarebbe peggio dell'elezione di un presidente e la contestuale vanificazione di detta elezione (che è cosa necessariamente maggioritaria) mediante un parlamento proporzionale.

giovedì 30 agosto 2012

E poi dicono di non essere di sinistra

Quelli de Il Fatto dicono di non essere né di destra (come li accusa Ezio Mauro) né di sinistra. Dicono anzi che parlare di destra e sinistra non ha più senso.

Che la smettano di raccontare balle. A casa mia questa è una notizia di sinistra, confezionata a uso e consumo di lettori di sinistra, nella migliore tradizione della pubblicistica di sinistra italiana:


Ci sono l'alta finanza e le corporation che entrano a gamba tesa, ci sono i ricchi imprenditori e le aziende filo-repubblicane, i cattivi politici über-capitalisti repubblicani che hanno modificato le regole della buona democrazia grazie a una Corte Suprema connivente, e naturalmente gli sporchi miliardi della finanza di Wall Street.

In effetti manca solo lo sterco del diavolo.

martedì 28 agosto 2012

Dimmi quando quando quando...

...tu le tasse taglierai...
Mario Seminerio, il titolare del blog Phastidio, commenta su Il Tempo l'ennesimo Consiglio dei Ministri che ha deciso inasprimenti fiscali non compensati da tagli ad altre imposte, specie quelle sul lavoro e sulle famiglie.


In particolare, aggiunge Seminerio,
Un’incidenza della spesa per interessi su Pil passata dall’11 al 5 per cento è stata sprecata dal nostro paese in aumenti di spesa pubblica, in larga misura di tipo corrente, anziché in riduzione della pressione fiscale su famiglie ed imprese, contestuale ad una ristrutturazione dei meccanismi di spesa.

Il riferimento è al primo (e qui si spera l'ultimo) decennio di vita dell'Euro.

Leggiamo con attenzione le parole di Seminerio. In quel periodo gli aumenti di spesa pubblica sono stati in larga misura di tipo corrente. Traduzione in un linguaggio semplice: non è che i governi che si sono succeduti in quel decennio abbiano gettato denaro in più dalla finestra, ma si sono limitati a coprire le spese a legislazione corrente. Spese che, per modo di dire da sempre, erano in strutturale progressivo aumento.

Dunque Seminerio rimprovera a chi ha governato in questo decennio di non aver tagliato la spesa pubblica facendo riforme strutturali, oppure, alternativamente o allo stesso tempo, di non avere tagliato le tasse sfondando i parametri di Maastricht:
La Germania, per contro, è riuscita a liberarsi dei vincoli di Maastricht (nel 2003) (...) la Germania è riuscita a mantenere un ricco welfare e ad utilizzare in funzione anticiclica la spesa pubblica, contenendone comunque la dinamica di crescita al di sotto di quella del Pil.
Sì, avete letto bene. Però forse Seminerio non ricorda quale fosse all'epoca la priorità del paese secondo l'agenda politica con la quale di fatto ogni governo in carica si doveva confrontare giorno per giorno. Glielo ricordo io: era quella di rispettare i parametri di Maastricht, di tenere il deficit sotto il 3% del PIL e di non ricevere critiche da parte della Commissione UE (che allora era presiduta da Romano Prodi). Solo in subordine si poteva pensare alla crescita, alle tasse, etc.

Ma torniamo al punto precedente, il taglio della spesa pubblica. Nello stesso articolo Seminerio dice:
tagli in valore assoluto della spesa pubblica sono e restano recessivi, nel breve-medio termine
Dice anche:
Per poter tagliare le imposte serve un’economia che, come minimo, smetta di contrarsi
Aggiunge:
Se nostro obiettivo è quello di ridurre l’incidenza della spesa pubblica sul Pil, appare piuttosto proibitivo farcela nel momento in cui il Pil reale si contrae e quello nominale si trova (nella migliore delle ipotesi) a crescita zero
E conclude:
Senza crescita, nessuno sforzo riformatore potrà essere coronato da successo
Uhm, ricapitoliamo:
  1. Occorre la crescita del PIL. Giusto.
  2. Ma tagliare la spesa pubblica crea nel breve-medio termine recessione. Ne deduco allora che l'Italia non possa farlo, a meno di contraddire il punto 1
  3. Si taglino le tasse allora. Giusto. Però Seminerio giustamente dice che non lo si può fare durante un periodo di recessione.
Credo che il circolo vizioso sia evidente a tutti. Giusto per rinfrescare la memoria ai più, questo è il grafico della crescita del PIL dal 2001 al 2010:



Il grafico mostra chiaramente che di occasioni non recessive ove poter tagliare spea e tasse ce ne sono state ben poche. Infatti la legislatura 2001-2006 è stata attraversata dalla recessione internazionale causata dalla bolla del NASDAQ (quella che in Italia è invece conosciuta come la recessione causata dall'esplosione delle torri gemelle).

Diceva Seminerio nel 2004:
Restano in piedi tutte le perplessità per la tempistica della manovra sul taglio delle tasse. Ammesso e non concesso che una manovra pari allo 0.5 per cento del prodotto interno lordo possa avere tutte queste virtù taumaturgiche sulla domanda interna; ammesso e non concesso che il blocco del turnover nella pubblica amministrazione possa essere effettivamente applicato, la manovra avrebbe avuto ben altra portata se fosse stata varata all’inizio della legislatura, e non ora, a 5 mesi dalle elezioni regionali e a meno di 18 mesi dalle elezioni politiche. Ma tant’è.
Peccato che nel 2001, a inizio legislatura, si vedesse già arrivare la recessione dagli USA (il crollo della borsa era iniziato a Marzo 2000, i primi licenziamenti nelle corporations a settembre di quell'anno), cosa che (assieme ai venti dinstabilità che si profilavano a seguito dei fatti dell'11 Settembre) semmai consigliava prudenza. Così come consigliava prudenza il buco ereditato dal governo precedente e appena trovato da quello in carica. E prudenza fu.

Invece  il PIL italiano ebbe invece un accenno di timida ripresa proprio nel 2004. Però, sempre per rinfrescare la memoria dei più, quest'articolo ricorda chi a Novembre 2004 remò contro il taglio dell'IRPEF (il grassetto è mio):
Dopo la clamorosa bocciatura di ieri, dovuta anche all'assenza di buona parte dei parlamentari dell'Udc, l'esecutivo, riunitosi ieri sera con urgenza, ha comunicato le linee d'intesa raggiunte in merito alla Riforma Fiscale. A sorpresa, il taglio dell'Irpef è stato clamorosamente rinviato al 2006, mentre per il 2005 il Governo punta ad effettuare tagli all'Irap.
Dopo di che il biennio 2006-2007 fu congiunturalmente più favorevole ad un taglio della spesa pubblica e delle tasse. Ma stranamente nessuno rimprovera a Prodi di non averlo fatto. Così come nessuno, neanche Seminerio, rimprovera all'attuale PD di avere sprecato quello che fu congiunturalmente il periodo migliore: la legislatura 1996-2001.



Anzi in realtà Seminerio, prima di farsi prendere dalla frenesia anti-caimano degli ultimi anni, lo aveva scritto che in quella legislatura il centrosinistra non perseguì
alcuna riforma strutturale dei meccanismi di spesa pubblica
Seminerio con quest'articolo si conferma un ottimo analista finanziario, un discreto economista e un pessimo commentatore politico.

lunedì 27 agosto 2012

Un modo per salvare l'Euro

Fateci caso: essendo appurato che la crisi della moneta unica deriva dalle imbalances all'interno dell'eurozona, imbalances determinate da perdite progressive di produttività in certi paesi a favore di altri, ma che non possono più determinare svalutazioni nei primi, ed essendoci un vecchio studio (ma suppongo ce ne saranno anche altri) della banca Nomura su quanto si svaluterebbero (o rivaluterebbero) le nuove monete nazionali in caso di smantellamento dell'Euro, se Maometto non va alla montagna, si potrebbe far venire la montagna verso Maometto.



Se la nuova Lira si svalutasse del 25% nei confronti del nuovo Marco, un meccanismo che mettesse un dazio di fatto di uguale misura sulle merci importate e un sussidio di uguale misura verso le merci italiane esportate rispettivamente da e verso la Germania avrebbe lo stesso effetto di una svalutazione. Ma permetterebbe di mantenere l'Euro. Potrebbe altresì essere un'imposta positiva o negativa rispettivamente sull'entrata e uscita dei capitali da un paese. E potrebbe avere un carattere transitorio e un'aliquota variabile nel tempo, fintanto che i paesi che hanno perso produttività la recuperino (o al contrario che ne perdano ancora di più...).

Lo so, è assurdo, è paradossale, probabilmente impraticabile, e per di più violerebbe uno dei principi base della comunità europea, la libertà di circolazione delle merci (o dei capitali). E oltre a ciò si presterebbe a tentativi di aggirarlo. Ma se l'euro è un dogma temo che verrà fatto di tutto pur di salvarlo. Magari anche spostare le montagne.

venerdì 24 agosto 2012

Incassa e porta a casa

Le contraddizioni stanno facendo "esplodere" un regolamento di conti nel fronte antiberlusconiano, con una parte che accusa l'altra di essere destra e l'altra che accusa la prima di incoerenza.

Sono i frutti di quanto seminato negli ultimi lustri, se non decenni.

Porcellum version

Dice Roberto Calderoli:
Guardi che il sistema attuale ha tanti padri inconfessabili. Nel 2005, tanto per cominciare, il ministro era Pisanu. Poi l’Udc si impuntò per avere un sistema proporzionale, Fini impose le liste bloccate e Berlusconi volle il premio di maggioranza. Infine, i partiti minori strapparono delle clausole di salvaguardia dagli sbarramenti e la sinistra, dal canto suo, non si sognò mai di cambiarla.
Si legga anche questo passo tratto da un articolo di Maurizio Griffo:
I sistemi elettorali selettivi sono molti e numerosi. Lo scopo cui tendono però è sempre lo stesso, creare una maggioranza parlamentare anche se il partito vincitore ha raccolto solo una maggioranza relativa.

In Italia per oltre decennio questo traguardo è stato avvicinato con una legge parzialmente maggioritaria basata sul collegio uninominale. Tuttavia un simile sistema era poco amato dal ceto politico che se le era visto imporre a colpi di referendum. Nel comune sentire della classe politica il collegio uninominale è giudicato troppo rischioso, eccessivamente aperto ai venti dell'opinione, poco prevedibile a meno di non disporre di un collegio sicuro. Ma anche i collegi "monopartitici" vanno diminuendo in presenza di una crescente volatilità dell'elettorato.

Così, appena si è potuto, lo si è liquidato. L'occasione è giunta alla fine fine della XIV legislatura quando, per dare il proprio assenso alla riforma costituzionale messa a punto dal governo di centro destra, l'Udc (il partito portabandiera del centrismo neo trasformista) chiese una pesante libbra di carne: una modifica della legge elettorale in senso proporzionale. Nel giro di pochi giorni, e senza che l'opposizione alzasse le barricate, il collegio uninominale fu abbandonato.
L'attuale legge elettorale fu voluta e imposta dall'UDC. Essendo caduta la ragione di tale imposizione, la mancata riforma costituzionale del 2006, essendo addirittura venuta meno l'alleanza con l'UDC (a meno che qualcun altro non voglia allearcisi...) nulla vieta che PDL e PD si mettano d'accordo per una legge maggioritaria bipartitica. Dice infatti Calderoli:
Di sicuro in quei due partiti c’è chi ragiona in termini di bipartitismo e non di bipolarismo.
Una modesta proposta: si abolisca il Senato e si riduca la durata delle legislature a tre anni. Ci risparmieremmo tanti casini.

giovedì 23 agosto 2012

La costituzione più bella del mondo

La nostra costituzione fu promulgata nel 1948. Da allora è stata modificata ben sedici volte. Ed è sin dagli anni ottanta che si parla di fare riforme istituzionali. Per modificarla sono state fatte tre commissioni bicamerali e un tentativo di riforma parlamentare poi rigettato per referendum.

Per fare un paragone, la costituzione tedesca è del 1949, non ha avuto modifiche rilevanti salvo l'introduzione del pareggio in bilancio nel 2009, e le riforme istituzionali non sono all'ordine del giorno del dibattito politico di quel paese.

La verità sotto i nostri occhi è che la nostra costituzione è uno schifo. Altro che Partito della Costituzione...

mercoledì 22 agosto 2012

Le perfide agenzie di rating

Quelle che manipolano lo spread, quelle che vengono indagate per turbativa del mercato, quelle che ci vorrebbe un'agenzia europea per romperne il monopolio yankee, monopolio che secondo questa pubblicistica viene usato per speculare contro le nostre economie, ecco, oggi invece che arriva un giudizio positivo evidentemente le agenzie sono diventate buone e i maggiori giornali se ne compiacciono:




Paperoni capricciosi e osceni

Una new entry nel Coglionistan: Angela Vitaliano, giornalista de Il Fatto Quotidiano, qui sotto ritratta nel fotomontaggio che campeggia sul suo blog.


La Vitaliano nella sua rubrica, parlando di Mitt Romney, ha evocato la
quantità oscena di denaro fatta arrivare nelle sue casse dai Paperoni americani, di andare ad occupare la Casa Bianca: abitazione modesta per il suo tenore di vita ma uno “sfizio” che il capriccioso miliardario vuole togliersi ad ogni costo
Il denaro in quantità oscene, gli orribili Paperoni e il destrorso Romney che vuole diventare presidente per capriccio. Se mai qualcuno avesse un dubbio su da che parte la Vitaliano è schierata...

lunedì 20 agosto 2012

Conseguenze del caso Ruby

Popolo,
Quello avete preteso, quello lorsignori vi danno:


Dopotutto siamo in democrazia, e il popolo, ancorché bue, è sovrano.

venerdì 17 agosto 2012

Non va bene

Allora ricapitoliamo: se i politici stanno troppe legislature in parlamento non va bene, se invece ne fanno poche non va bene uguale, perché quelli che non vengono rieletti percepiranno subito una pensione. Poi si dice che i parlamentari guadagnano troppo. Ma parte dei guadagni è rapportata alla presenza in parlamento: più partecipano a sedute più ci costano, e non va bene. Però se in parlamento ci vanno di rado non va bene, e anzi viene stigmatizzato il fenomeno dell'assenteismo. Fenomeno che viene ancor più stigmatizzato quando le camere d'estate non si riuniscono. Se però si riuniscono e dibattono, votano, ed emendano, allora la gente si arrabbia per le lungaggini dell'iter legislativo.
Quindi per l'utente medio che fa click su mi piace e commenta sui siti dei giornali che stanno dalla parte dei cittadini l'identikit del politico perfetto è uno che va in parlamento idealmente gratia artis, ci sta non più di due legislature, ha un'indennità la più bassa possibile, nessuna pensione, frequenta assiduamente le aule parlamentari e interrompe la sua precedente attività professionale. Resta da capire però come questa persona possa dopo dieci anni in cui ha perso la sua professionalità e/o i clienti tornare a fare quel che faceva prima e soprattutto che livello medio di persone (e con quali incoffessabili motivazioni) sarebbero disposte a distruggere la propria carriera per mettersi al servizio della collettività a queste condizioni faustiane. Invece il livello mentale medio diffuso dei loro sedicenti datori di lavoro è noto e dà il nome al presente blog.

martedì 14 agosto 2012

Angela's version

Tobias Piller, corrispondente in Italia del Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha recentemente scritto questo breve articolo per Il Fatto Quotidiano:



Articolo che il titolare di questo blog condivide nella sua interezza, che consiglia di leggere, e che si permette di riportare nella sua integralità:

Aiutatevi da soli senza dare la colpa a noi
Quando è stato deciso di creare la moneta unica, si è optato da un lato per il principio di stabilità e dall'altro per quello della responsabilità. Non si può pretendere dalla Germania di cambiare le regole decise al tempo di Maastricht. È il momento di essere responsabili. La Germania non si comporta da ragioniere, ma si muove con delle ragioni. Se si chiede alla Bce di comprare titoli si vuole una moneta debole, un euro tipo lira. Questo potrebbe essere un punto di rottura per i tedeschi, perché si tratterebbe sia di una moneta non voluta sia della rottura dei vecchi patti. Mentre c'è una crisi di fiducia verso il debito degli Stati si punta a fare nuovi debiti. Ma non si possono cacciare i vecchi debiti facendone di nuovi, sarebbe solo un castello di carta.
 In realtà, per l'Italia l'augurio è che possa crescere. Le premesse ci sono, il turismo, l'industria, mentre la Grecia deve creare nuovi modelli e la Spagna rimediare al crollo dell'immobiliare. L'Italia non deve inventarsi nulla e se dovesse crescere del 2 per cento di spread non si parlerebbe più.

Ma crescita vuol dire aumentare la quota di mercato sul mercato mondiale, riprendersi produzioni che stanno andando via e vendere meglio i prodotti che ha. Semplificando, quando Volkswagen fa una nuova fabbrica nel mondo ci sono più posti di lavoro anche in Germania. In Italia è il contrario. Dovete riuscire a tenervi la Fiat perché se va via nessun altro produttore verrà in Italia. Bisogna aiutare le piccole imprese a fondersi e fare riforme strutturali: una seconda riforma del mercato del lavoro o vere liberalizzazioni. Riforme strutturali per riposizionare il prodotto-Italia.

Non credo che la Germania debba essere un modello, ma ognuno deve stare in piedi da solo e non gridare "aiuto". Non può essere la Germania a pagare il conto. Andate avanti e fate quello che avete promesso.

Oggi va tanto di moda dare addosso alla Germania e alla Merkel (come se fosse un'impuntatura personale...), perché ci impongono l'austerità. Nessuno ci impone niente, nessuno ci ha obbligato a entrare nell'Euro e nessuno ci obbliga a restarci. Solo che non si può pretendere che i Tedeschi firmino una fidejussione a garanzia del nostro debito.

lunedì 13 agosto 2012

Il superficialismo smemorato

Cronache dal Coglionistan torna ad occuparsi de Il Post. Motivo: Berlusconi ha dato un'intervista a Libération, e Il Post, estrapolandone una frase, pensa di fare ironia:


Solo che la storia del decreto è vera. Ne avevo parlato qui, ma quello che è più grave è che ne aveva scritto Il Post stesso:


Nel sottotitolo si legge appunto:
è fallita l'ipotesi di un decreto
Infatti quel giorno tutti si aspettavano un decreto legge che però poi non fu fatto. La cronaca de Il Post era iniziata con queste frasi (il giallo l'ho messo io):
Oggi il premier ha trascorso la giornata tra palazzo Chigi e via del Plebiscito per studiare il decreto legge con le misure annunciate a Bruxelles nella sua lettera d’intenti contro la crisi.

Oggi, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato i principali leader per verificare la coesione nazionale in vista di misure che il Quirinale, il primo novembre, aveva definito «improrogabili». Le possibilità sono due: inserire le norme nel ddl stabilità, all’esame del Senato, attraverso un maxiemendamento oppure un decreto.
Durante la cronaca delle indiscrezioni della giornata Il Post scriveva:
22.41 - il Consiglio dei ministri avrebbe approvato un emendamento alla legge di stabilità. Solo in un secondo tempo si procederà con un decreto e un disegno di legge con le misure contro la crisi

22.50 - Dice Mentana: “il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, intercettato, ha affermato che quando si calano le braghe bisogna stare attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli”. Calderoli esprimerebbe il suo totale disappunto per la mancata approvazione tramite decreto
Infine Il Post concludeva l'articolo così:
In Italia è fallita, per ora, l’ipotesi di un decreto: il Consiglio dei ministri ha infatti approvato un maxiemendamento alla legge di stabilità con le norme anti crisi. Solo in un secondo tempo si procederà con un decreto e un disegno di legge. A influenzare la decisione sarebbe stato Giorgio Napolitano: nel provvedimento era previsto l’inserimento di misure che non avevano a che fare con l’emergenza economica. Anche Giulio Tremonti aveva espresso obiezioni sul decreto dichiarandosi invece favorevole alla via parlamentare.
Dunque oltre che superficiali sono pure smemorati, proprio come i loro lettori sui quali però non vale nemmeno la pena di scrivere un articolo tanto sono una causa persa.

venerdì 10 agosto 2012

A che punto siamo con la "Papi's tax"

La banca d'affari americana Goldman Sachs fra Marzo e Giugno si è sbarazzata di 2.3 miliardi di dollari di titoli italiani, pari al 92% di ciò che deteneva.


In pratica la banca ha preferito svendere in tutta fretta quasi tutti i BTP che deteneva piuttosto che aspettarne la scadenza e riceverne il pieno valore oltre alle cedole annuali. Evidentemente, a torto o a ragione che sia, reputano che l'attuale o un futuro governo possa fare default.

Quando si ciancia (e si cianciava) di credibilità...

mercoledì 8 agosto 2012

Lezione di educazione civica

È estate e il popolo del coglionistan ringhia contro i politici che vanno in ferie. E poi contro le aule semivuote e i parlamentari "assenteisti". Il blog nonunacosaseria fa notare che tutti i parlamenti dei maggiori paesi europei non si riuniscono d'estate. Verrebbe facilmente da far notare che a loro cambierebbe nulla se le leggi che li governano sono state approvate da aule piene o semivuote. Ma in questa diatriba c'è dell'altro.


Cominciamo col dire che si ha assenteismo quando si è sovente assenti ingiustificati da un obbligo di presenza. In pratica dal posto di lavoro, che è l'esempio tipico nel quale può verificarsi l'assenteismo.

Ma quello del parlamentare non è un lavoro e men che mai vi è un obbligo di presenza.
E né vi è un obbligo di produttività (fare interrogazioni, proposte di leggi o di partecipare a dibattiti e votazioni).

Il parlamento non è un votificio. Anzi, il parlamento può anche decidere di non votare alcunché e di non riunirsi mai (salvo la residuale prescrizione costituzionale a tutela delle sue prerogative: "Le Camere si riuniscono di diritto il primo giorno non festivo di febbraio e di ottobre."). Pertanto non si può parlare di assenteismo

Dovreste essere orgogliosi di essere cittadini di un paese che onora la democrazia eleggendo parlamentari senza vincolo di mandato (e di presenza) e un parlamento che si riunisce e vota e si popola solo se lo ritiene utile. E che dà loro ricche indennità a tutela della loro indipendenza economica. Parlare di assenteismo è invece indice della vostra frustrazione, del desiderio che è in voi di mettere alla gogna i potenti, dell'invidia che provate verso chi ha raggiunto una posizione di benessere. Ed è indice del fatto che molti non hanno ben chiara la differenza fra un libero parlamento e "un'assemblea bulgara".

No cari, i politici non sono i vostri dipendenti: sono i vostri capi, sono gli eletti che hanno il potere e decidono per voi. Così come Marchionne non è il "dipendente" né degli azionisti né degli impiegati FIAT, i quali sono loro a doversi giustificare verso di lui delle assenze dal posto di lavoro e non viceversa.

Perché se i politici sono eletti in parlamento lo sono perché voi vi riconoscete in loro e perché loro sono (e li ritenete) migliori di voi e quindi capaci di farsi eleggere e degni di rappresentarvi. A cominciare dall'onorevole Scilipoti, che guarda caso è stato eletto in un partito il cui elettorato è particolarmente sensibile al tema della "casta".

Mi auguro che questo ripassino di educazione civica giovi a qualcuno. Non fosse altro che per il fatto che chi indulge in questa retorica anticasta non si rende conto che si sta comportando come un fascista: mai nel dopoguerra ci saremmo sognati di mancare di rispetto al parlamento e ai parlamentari.

La retorica anti casta è oramai divenuta un pericoloso nichilismo che sta minando le basi stesse della nostra democrazia rappresentativa. Occorre una riflessione seria. In questa sede mi permetto di proporre due rimedi semiseri, ma non troppo. Il primo è quello d'impedire l'accesso in parlamento a fotografi e telecamere: se il popolino non vede le foto dell'aula semivuota, non s'incazza e resta a cuccia.

Oppure si potrebbe ristrutturare l'aula sul modello della Camera dei Comuni britannica:



Pochi seggi, meno dei deputati, che sono ben 650; così non c'è neanche bisogno di tenere lontane le telecamere: i pochi deputati in aula saranno sufficienti a riempirla, e il popolo del coglionistan sarà felice e contento.