mercoledì 29 settembre 2010

Servizio pubblico ad usum coglionorum

La puntata di Ballarò di ieri sera può essere riassunta così: Bondi ha accusato i finiani di impedire con la loro scissione l'azione di governo e le riforme. Bocchino gli ha replicato che la scissione è la conseguenza delle riforme non avvenute. Luttwak ha giustamente commentato che, stante l'ampia maggioranza parlamentare, i forti consensi nel paese, la debolezza dell'opposizione e il rispetto che Berlusconi, Frattini e Tremonti hanno a livello internazionale, non si capisce perché Fini abbia deciso di spaccare la maggioranza.

Lo scambio di battute fra Bondi e Bocchino riassume in poche parole il surrealismo della situazione: al telespettatore arriva il messaggio di uno scontro su delle riforme da attuare, ma non gli viene spiegato né chi sia a bloccare quelle riforme, né di quali riforme si stia discutendo. E l'impressione è che nessuno in studio lo sapesse con esattezza. Luttwak, in collegamento da Washington, ci ha provato, spiegando che nessuna impresa straniera viene a investire in Italia a causa della burocrazia e dell'inaffidabilità del sistema giudiziario. Il suo commento è stato ignorato.

E l'opposizione? C'era la Serracchiani che ha chiesto la tassazione delle "rendite finanziarie" (sì, ha usato proprio quelle parole). Continuiamo a farci del male.

mercoledì 22 settembre 2010

Out of touch

È notizia di questi giorni che i dirigenti del PD hanno mandato via e-mail a iscritti e simpatizzanti un questionario in cui si chiede la loro opinione su vari temi:
  • i contenuti del discorso di Bersani tenuto alla festa del PD
  • le dichiarazioni di Renzi contro la linea di Bersani
  • la proposta alternativa di Veltroni
  • lo stato del PD
  • le aspettative dei suoi elettori e altre cose
Al di là del fatto che un militante (o ancor di più un simpatizzante) possa sentirsi gratificato del fatto di essere investito di un potere d'indirizzo del suo partito, la cosa è uno spunto per riflettere. Un partito è generalmente fatto da gente che fa politica al fine di raggiungere certi scopi. Si suppone che chi (da anni e anni) fa politica a tempo pieno debba avere le idee un tantino più chiare di un semplice militante o addirittura di un elettore.

Quindi il fatto che il PD, un partito organizzato e strutturato all'europea, deleghi la scelta del suo capo a gente esterna è già un brutto segno, giacché indica che il suo gruppo dirigente ha abdicato a una delle sue funzioni.

Ora, con il questionario, i dirigenti del PD chiedono alla gente che politica occorra fare.

Quando nel 1990 il gruppo dirigente del partito conservatore britannico sfiduciò Margaret Thatcher, fu detto che oramai, dopo undici anni al potere, la Lady di ferro era out of touch col paese, e che l'introduzione della Poll Tax e i conseguenti disordini erano lì a provarlo.

Nel caso dei dirigenti del PD l'espressione out of touch pare financo benevola.

lunedì 13 settembre 2010

Servi e padroni

Sembrano gli slogan degli anni settanta. Invece sono del settembre 2010. A Torino qualcuno è andato alla festa del PD a contestare il sindacalista Bonanni, reo di essere troppo accomodante con le controparti.



La foto è presa dal Corriere della Sera. La galleria completa la trovate qui.

Lo slogan scritto sul cartellone è:

IL DENARO È UN BUON SERVO E UN CATTIVO PADRONE
...e io vorrei più denari, più servi e più padroni

Un altro striscione recava lo slogan:

MARCHIONNE COMANDA, BONANNI OBBEDISCE

Sembra impossibile, dopo che le tesi di Marx sono state confutate, dopo che i regimi del socialismo reale sono stati rovesciati dagli stessi popoli nei cui interessi governavano (e sostituiti da modelli assai liberisti), dopo che l'Internet e i viaggi low-cost aiutano a diffondere informazione e conoscenza, che ci sia ancora gente prigioniera di questi concetti errati.

Nessuno vuole togliere loro le pulsioni ideali marxiste, ma dato che spesso sono studenti di lungo corso, ci vuole molto a capire che uno come Marchionne "padrone" lo è per modo di dire, e che in realtà è "servo" anch'egli degli azionisti, i quali a loro volta sono "servi" delle banche che li finanziano, che a loro volta sono "serve" nelle loro decisioni dei risultati delle vendite della FIAT. E che quindi alla fine i veri padroni sono i consumatori (fra cui magari i genitori dei contestatori) che decidono di comprare Toyota piuttosto che FIAT.

E poi la maledizione del denaro. Ma loro credono in una società basata sul baratto o magari sulle tessere annonarie?

E infine la libertà sindacale: se non vi piace Bonanni, nessuno vi obbliga a iscrivervi alla CISL. In Italia non manca certo la scelta dei sindacati o cobas a cui iscriversi. Che i lavoratori sconfessino Bonanni, se ritengono che non faccia gli interessi dei lavoratori.

L'unica cosa certa è che queste scene accadono solo da noi. Qualcuno vagheggia per l'Italia un futuro da paese normale. Forse quel qualcuno farebbe bene a riflettere su quali siano i germi (e chi li ha seminati) che producono queste aberrazioni mentali.

giovedì 9 settembre 2010

Espulsione? Quale espulsione?

La vulgata predominante nel Coglionistan dice che Fini sia stato espulso dal PDL. Lo stesso Fini ha aggiunto che le modalità in cui la sua espulsione sarebbe avvenuta sono degne del peggiore stalinismo, dato che l'organo dirigente del PDL lo avrebbe espulso in mezz'ora senza neppure ascoltare le sue ragioni.

Una piccola domanda: qualcuno ha forse visto il provvedimento d'espulsione?

Viene detto che l'atto con cui il PDL avrebbe espulso Fini è il documento dell'Ufficio di Presidenza del 29 luglio. Lo stesso Fini nel suo discorso a Mirabello ha affermato che Berlusconi lo ritiene incompatibile col PDL e quindi lo ha messo alla porta.

La realtà è invece diversa. Leggiamo assieme il documento. L'aggettivo "incompatibile" vi appare due volte. Una prima quando dice che:

Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, e’ incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Liberta’.
E una seconda allorché aggiunge che:

questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Liberta’, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attivita’ politica del Popolo della Liberta’.
Quindi ad essere incompatibile non è Fini, ma certe posizioni politiche che ha tenuto. E oltre a ciò il documento non conclude decretando la sua espulsione ma dice che:

Di conseguenza viene meno anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni.

Ovvero chiede le dimissioni di Fini da presidente della Camera dei deputati. Solo quello. Nessun deferimento, nessuna espulsione.

Occorre poi aggiungere che il PDL non ha neanche espulso Bocchino, Granata e Briguglio, ma li ha solo deferiti ai probiviri, che sono gli organi arbitrali interni. I quali li potrebbero espellere o anche no. O addirittura dargli ragione.

Quindi Fini non è stato espulso, ma è stato lui ad "andarsene": questo dicono i fatti. E questo occorre dire, a prescindere dal fatto che si parteggi per l'uno o per l'altro.

Per finire una considerazione: se Berlusconi, come si dice, controlla l'informazione, non si capisce come mai alla maggioranza della gente sia arrivato il messaggio del Fini espulso.

mercoledì 8 settembre 2010

Si comincia

Il Coglionistan è una nazione immaginaria che si manifesta su Internet e che si sovrappone a un'altra nazione il cui territorio è una nota penisola del mare Mediterraneo.
Il modo in cui i suoi abitanti amano manifestarsi è mediante blog, forum, siti web e quant'altro.
E' una nazione spassosa, con personaggi di varia indole e natura, tantissima televisione, molta ideologia, poca razionalità e nessuna memoria storica.
In questo blog si racconterà il paese visto da lontano, dato che chi scrive vive all'estero da anni. Occasionalmente lo si paragonerà ad altri paesi; oppure si cercherà di fare qualche riflessione, qualche spunto, qualche approfondimento.
Benvenuti nel Coglionistan, nella speranza che lo "stan" non si verifichi mai davvero, ma che il paese possa piano piano divenire "un paese normale" (cit.).