La puntata di Ballarò di ieri sera ospitava ancora una volta Bondi e Di Pietro, la nota saliente venente proprio da quest'ultimo, quando, nel contestare le ricostruzioni storiche fatte da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, sulle cause delle cadute dei governi Berlusconi nel 1994 e Prodi nel 2008, ha iniziato a sbraitare che si trattava di falsità, invitando la gente a controllare su Internet.
Sì, "a controllare su Internet" sono state le sue parole esatte. Come se Internet fosse il luogo dove è depositata la verità assoluta. Sallusti sosteneva che nel 1994 l'avviso di garanzia (rectius: l'avviso di comparizione) recapitato a Berlusconi a Napoli, mentre presiedeva una conferenza internazionale sul crimine ed era sotto i "riflettori" delle televisioni di mezzo mondo, fosse stata la causa che determinò la caduta del governo. Di Pietro sosteneva invece che fosse caduto sulla riforma delle pensioni.
Sul governo Prodi stessa storia: Sallusti sosteneva che il governo Prodi fosse caduto a causa di inchieste giudiziarie fra cui quella di De Magistris denominata "Why Not?", inchiesta che in sede di udienza preliminare sarebbe stata, per usare un eufemismo, ridimensionata. Anche qui Di Pietro contestava che l'inchiesta che determinò la caduta fosse invece un'altra.
In realtà è ovvio che le inchieste giudiziarie formalmente non abbiano il potere di far cadere i governi, ma i loro effetti possono determinare nei soggetti politici la volontà di farli cadere o meno. Il governo Berlusconi cadde perché fu votata una mozione di sfiducia, quello Prodi perché non fu votata una mozione di fiducia.
Cosa indusse realmente la Lega nel 1994 e Mastella nel 2008 a ritirare l'appoggio è materia se vogliamo di dibattito storico recente. Di certo, anche se Internet può aiutare a ricostruire la cronologia dei fatti, non è Internet a dirci tutta la verità, che è formata dai fatti noti e dai retroscena, che in quanto tali non sono a portata di un qualsiasi utonto capace di fare una ricerca su Google.
Abbiamo il "popolo di Internet", che altro non è che un gruppo di gente che invece di passare il suo tempo libero davanti alla tv o leggendo i giornali, legge (e commenta sui forum ripetendo a pappagallo) quello che gli propinano i suoi siti di riferimento. Ora abbiamo Internet che attesterebbe la verità storica, con gli imbarazzanti corollari che ciò che non vi si trova è come se non fosse mai avvenuto, e ciò che è scritto su Wikipedia viene considerato la verità rivelata.
Il popolo del Coglionistan è tutto qui nel testo che avete appena letto. E ieri è stato evocato da Di Pietro a Ballarò.
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